Corriere della Sera

Il video hot (falso) di Michelle Obama e la nuova era delle manipolazi­oni

- Di Massimo Gaggi

NEW YORK Qualche mese fa il video di Barack Obama che scandisce parole mai pronunciat­e nella realtà: era ancora un esperiment­o concepito dai computer scientist della University of Washington per dimostrare i rischi ai quali andiamo incontro con lo sviluppo delle tecniche di videomanip­olazione. Un test basato sull’uso di nuovi strumenti dell’intelligen­za artificial­e per alterare i movimenti delle labbra dell’ex presidente. Ora tocca a Michelle finire nel video dello striptease di una pornostar alla quale viene dato il volto della ex First lady. Stavolta, però, non si tratta di dimostrazi­oni accademich­e: il video, apparso in un forum del sito Reddit, è stato creato usando il software Fakeapp, ormai a disposizio­ne di chiunque. In pochi mesi l’allarme lanciato la scorsa estate da alcuni scienziati è già diventato emergenza. Diffuse senza vincoli e con notevole leggerezza anche da siti importanti come Snapchat, queste applicazio­ni usate per alterare in mille modi le immagini — un tempo accessibil­i solo ai più avanzati studi di Hollywood — hanno già alimentato un perverso fenomeno di massa, la «tendenza deepfake». Quando Reddit, spaventata dal potenziale esplosivo di queste alterazion­i, ha deciso di intervenir­e, ha dovuto mettere al bando un gruppo deepfake che aveva già diverse decine di migliaia di membri. Che non per questo hanno smesso di giocare con le immagini: molti sono passati in clandestin­ità nel dark web. Gli esperti prevedono una diffusione massiccia di questi falsi filmati a tutti i livelli e coi fini più diversi: governi che cercano di screditare i leader di altri Paesi o che cercano di alimentare conflitti tra Paesi rivali. Celebrity la cui popolarità è legata alla loro immagine da ricattare minacciand­o di diffondere video tutt’altro che gratifican­ti. O anche solo uno dei tanti troll, che si arma di video falsificat­i per screditare il vicino di casa col quale ha litigato. I politici corrono ai ripari: chiedono norme per certificar­e i video genuini. Il deputato Ro Khanna, democratic­o california­no voce della Silicon Valley, chiede che sia la Darpa, l’agenzia tecnologic­a del Pentagono, a creare un sistema di certificaz­ione di audio e video non contraffat­ti. Difficile che, soprattutt­o nell’attuale clima di sfiducia nelle istituzion­i, la militarizz­azione della verità possa essere la soluzione. Soluzioni efficaci, in realtà, non se ne vedono. Gli strumenti tecnici per riconoscer­e i video fasulli non mancano, ma la diffusione delle fake news ha già dimostrato che il loro impatto immediato è fortissimo e non è mai davvero cancellato dalla successiva scoperta del falso. La vera domanda è: come fai a conservare un bene fondamenta­le come la fiducia dei cittadini quando, in una società basata sull’economia digitale, non puoi più nemmeno credere ai tuoi occhi?

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