Corriere della Sera

Il miliardari­o ritrova Lady Lex La portaerei affondata nel 1942

Nuova impresa di Paul Allen: terza nave da guerra individuat­a negli abissi

- Di Guido Santevecch­i DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

● Allen sostiene anche il Seti Institute, che cerca vite intelligen­ti nell’universo

Era l’8 maggio del 1942 quando il capitano Sherman diede l’ordine: «Abbandonar­e la nave». Sul ponte della portaerei USS Lexington si radunarono quasi tremila marinai che si lanciarono nelle acque del Mar dei Coralli. Di quella tragica scena restano immagini in bianco e nero. Ora, settantase­i anni dopo, dal fondo dell’oceano arrivano foto a colori del relitto della grande nave americana affondata in una delle battaglie decisive della Seconda guerra mondiale.

La Lexington è stata ritrovata da una spedizione archeologi­ca guidata da Paul Allen, il cofondator­e di Microsoft che si è dedicato alle ricerche di reliquie della guerra. È stata un’impresa ad altissima tecnologia, perché la portaerei è adagiata a tremila metri di profondità, circa 800 chilometri a Est delle coste dell’australia, in un tratto di oceano spesso spazzato da tempeste. Ed è stata una ricerca di alto valore emotivo, perché Paul Allen spiega di essersi dedicato a questa nuova attività per onorare la memoria del padre, che fu combattent­e durante il conflitto mondiale.

La battaglia del Mar dei Coralli è entrata nei libri di storia militare, sia perché si trattò del primo scontro diretto tra portaerei sia perché segnò un punto di svolta, bloccando l’avanzata giapponese che minacciava l’australia. La Lexington e la Yorktown si trovarono a fronteggia­re tre portaerei della Marina imperiale nipponica, lo scontro coinvolse altre unità e stormi di aerei e durò quattro giorni, tra il 4 e l’8 maggio del 1942.

Le perdite furono gravi da entrambe le parti: la Lexington incassò due siluri e tre bombe dagli apparecchi lanciati dalle avversarie Shokaku e Zuikaku. Si svilupparo­no incendi a bordo e l’unità si inclinò pericolosa­mente. Il comandante americano decise di resistere, anche perché i suoi aerei stavano per tornare da una missione ed erano a corto di carburante: senza il ponte della Lexington decine di piloti sarebbero stati condannati. Completata l’operazione di recupero degli apparecchi, però, sotto coperta ci fu un’altra esplosione e a quel punto il capitano Sherman non ebbe altra scelta: «Abandon Fuga in mare

Il relitto della USS Lexington sui fondali del Mar dei Coralli (Afp) e, a destra, un’immagine storica: i marinai che si lanciavano in mare: morirono in 216 Sul fondale

La portaerei USS Lexington, ritrovata il 4 marzo (Afp/ Paul G. Allen) ship!». Morirono 216 marinai americani, 2.770 furono tratti in salvo da altre navi. La Lexington fu poi finita con siluri dal cacciatorp­ediniere USS Phelps, per evitare che il relitto cadesse in mano ai giapponesi. Affondò con 35 aerei ancora disposti sul ponte, appena rientrati dall’ultima missione.

Nelle immagini riprese dagli strumenti del Petral, il vascello da ricerca finanziato da Allen, la grande nave adagiata a tremila metri di profondità sembra ancora sfidare il nemico, con i suoi pezzi antiaerei quasi intatti e una dozzina di apparecchi pronti sul ponte. Sulla fusoliera di uno dei caccia si vede chiarament­e il disegno della mascotte, un Felix the Cat, protagonis­ta di una famosa striscia dei fumetti. E in tutti questi anni sono rimaste intatte quattro bandierine giapponesi disegnate a rappresent­are altrettant­i successi in duelli con apparecchi nemici.

Il ritrovamen­to ha suscitato un’ondata di emozione da parte americana. Lo US pacific Command ha scritto sul suo account Twitter: «Nonostante la Lexington sia andata perduta nella Battaglia del Mar dei Coralli, i valorosi sforzi

Battaglia storica

Lo scontro nel Mar dei Coralli bloccò l’avanzata giapponese verso l’australia

Il relitto

La grande nave a 3.000 metri di profondità ha ancora una dozzina di aerei pronti sul ponte

dei suoi uomini paralizzar­ono le portaerei della flotta imperiale giapponese Shokaku e Zuikaku, rendendole inutilizza­bili per lo scontro decisivo alle Midway del mese successivo e ponendo le basi per la vittoria alleata».

È intervenut­o anche il duro ammiraglio Harry Harris, che è a capo del Comando del Pacifico: «C’era mio padre a bordo della Lexington, che i marinai chiamavano con amore “Lady Lex”. Oggi possiamo rendere nuovamente onore al loro coraggio e al loro sacrificio continuand­o ad assicurare la libertà per la quale loro si batterono». Non saranno fatti tentativi per recuperare dal fondale la Lady Lex: resterà dove si è inabissata.

Paul Allen riparte alla ricerca di altri relitti. L’anno scorso ha individuat­o l’incrociato­re Indianapol­is, affondato dai giapponesi quasi alla fine della guerra, il 30 luglio 1945. E nel Mediterran­eo ha scoperto nel Canale di Sicilia l’artigliere, nave della Regia Marina italiana perduta dopo una battaglia contro la flotta britannica nel 1940.

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Reperto La bottiglia col messaggio del 1886 trovato in Australia (Kym Illman)

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