La lezione delle Olimpiadi nascosta nei big data di Atos
Da Olimpia ad oggi anche lo sport è una questione di cloud. E a Tokio 2020 si punta al riconoscimento facciale
Se il futuro passa per reti capaci di trasportare molti dati, è importante riorganizzare il sistema delle frequenze. Per farlo occorrono nuove tecnologie di trasmissione e ricezione dei dati. La svolta è il cloud, in grado di cambiare per sempre il modo di trasmettere, ne sono stati un esempio i Giochi Olimpici di Pyeongchang appena conclusi che si sono trasformati in una miniera di big-data e contenuti da condividere. E mentre la fiamma di Olimpia si è spenta nella notte coreana, si è aggiunto un tassello ai sistemi It: quello delle prime Olimpiadi al 100% nel cloud (gestiti da remoto dalla multinazionale francese Atos).
I Giochi di Pyeongchang saranno ricordati anche per la momentanea tregua tra le due Coree, in guerra da più di settant’anni. Ma i Giochi Olimpici, si sa, sono speciali, perché portano pace e armonia nel mondo. Lo sapevano bene i greci, i primi ad aver dato inizio ai Giochi nel 776 a.c. a Olimpia. Quando, però, il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero Romano, i Giochi Olimpici vennero visti come una festa pagana e furono vietati, ponendo fine a una storia durata 1.000 anni.
Bisognerà aspettare fino al 1896 per dare il via ai primi Giochi Olimpici dell’era moderna. Ma è sempre la Grecia a esserne la promotrice, con Atene protagonista, e fu un successo.
Se Londra (1948) è ricordata per aver ospitato le prime Olimpiadi post belliche, è stata Berlino a organizzare la prima diretta dei Giochi Olimpici estivi del 1936. Il primo evento in assoluto mai trasmesso in tv. Si dovrà poi attendere fino al 1960 per vedere le Olimpiadi in mondovisione. Il merito, tutto italiano, è stato della Rai, la prima televisione al mondo a trasmettere in diretta i Giochi Olimpici per un totale di 120 ore in ben 18 Paesi. Era il periodo in cui iniziavano i collegamenti via satellite e per la prima volta veniva utilizzata la registrazione su nastro magnetico.
Siamo verso una nuova generazione e a Pyeongchang 2018 ci sono state le prime Olimpiadi al 100% nel cloud. Ad annunciarlo a Barcellona è stata Atos nel ruolo di Worldwide It Partner del Comitato Olimpico Internazionale. Atos si è occupata del monitoraggio e del controllo di tutti i sistemi It necessari allo svolgimento dei Giochi, fornendo i risultati di tutte le competizioni in tempo reale. E per la prima volta ha ospitato tutte le applicazioni nel sistema, cloud privato digitale, tra cui biglietti, accrediti e risultati sportivi.
«Queste prove tecniche sono state una parte essenziale dei nostri preparativi per i Giochi. A partire da ora, abbiamo completato 100 mila ore di test di successo per garantire che siamo pronti a consegnare i primi Giochi Olimpici ospitati al 100% sul cloud». Aveva dichiarato a Barcellona Marc Gutierrez Aguilar, direttore Integrator Atos per Pyeongchang 2018.
Secondo il Japan Times pare che per le Olimpiadi di Tokio 2020, il comitato organizzatore abbia in mente di sfruttare il riconoscimento facciale per identificare le persone che entreranno e usciranno dal villaggio olimpico. Un’altra data che resterà nella storia.