Corriere della Sera

«Insoddisfa­tti del nostro mondo Nei miei testi ne cerco un altro»

David Byrne torna con un album solista dopo 14 anni di collaboraz­ioni

- Andrea Laffranchi

In un momento di transizion­e e di turbolenza come quello che stiamo attraversa­ndo, qual è il compito della musica? Svegliare le coscienze con la protesta come negli anni ‘60 e ‘70? Regalare una via di fuga leggera e un momento di disimpegno? David Byrne, ex leader dei Talking Heads e cervello pensante del rock, propone un’altra soluzione. Fare domande. Lo fa con American Utopia, nuovo album solista che esce venerdì e arriva, dopo le collaboraz­ioni con St. Vincent e Brian Eno e un paio di musical, a 14 anni dal precedente lavoro. «Queste canzoni non descrivono un sistema immaginari­o, le utopie sono irrealizza­bili per definizion­e, ma sono un tentativo di descrivere il mondo in cui viviamo. Siamo molti a non essere soddisfatt­i e a chiederci se debba essere così, se non esista qualcosa di meglio e di diverso. Io lo faccio con queste canzoni. Ma non ho risposte. Anzi non credo nelle grandi risposte ma nel processo che parte dall’analisi di quello che ci circonda e dal porsi quesiti».

L’assenza di soluzioni non deve portarci al pessimismo assoluto. «Rabbia e tensioni sono ovunque, in America e in Europa. Vengono dalla paura e dalla mancanza di speranza.

Ma c’è dell’ottimismo che può aiutarci ad andare oltre». Da un paio d’anni Byrne sta lavorando a un progetto, Reasons to be Cheerful, un sito che raccoglie progetti scovati in giro per il mondo che posso migliorare la vita delle nostre comunità: il bike sharing partito da Parigi, la sperimenta­zione di ambulatori protetti per tossicodip­endenti a Vancouver... «Sono soluzioni locali che possono essere clonate e diffuse altrove. Non

è qualcosa che arriva da un discorso dell’unione europea ma dal basso».

Nell’elenco virtuoso non c’è nulla di italiano. Ci sarà qualcosa prima dell’estate, quando passerà in concerto il 19 luglio a Ravenna, il 20 a Perugia e il 21 a Trieste? «Spero che qualcuno mi possa illustrare qualche progetto interessan­te, ma sto lavorando sul sistema educativo infantile di Reggio Emilia che poi è stato esportato in tutto il mondo». L’american utopia e non più l’american dream, il sogno americano. «Tocquevill­e diceva che puoi progredire economicam­ente e far star meglio la tua famiglia se lavori sodo. Era qualcosa alla portata di tutti, c’era un idea di uguaglianz­a dietro. L’idea utopistica invece include anche il fatto che la gente sia protetta dalla legge e possa far sentire la propia voce. E questa idea, non di recente, è fallita. Ormai tutto si misura solo con il Pil e con l’economia e non su aspetti qualitativ­i. L’america non è più una democrazia perché le leggi, vedi quella sulle armi che la maggioranz­a vorrebbe, dipendono dagli interessi di pochi».

I testi dell’album sono spesso oscuri e poetici. Bullet (pallottola) è quindi legata al dibattito sulle armi o agli abusi dei poliziotti? «Quando l’ho scritta no, ma sembra profetica. Quel testo è sempliceme­nte un gioco letterario che racconta della morte di una persona dal punto di vista della pallottola». Gasoline and Dirty Sheets è la più diretta. «Mi sono immaginato un campo rifugiati. Lì dentro ci sono persone che nel loro Paese sono ingegneri, medici o professori ma in quella situazione non sono nulla».

Ottimista

Il rocker: «Tensioni e rabbia sono ovunque, ma l’ottimismo ci aiuta ad andare oltre»

 ??  ?? Carisma David Byrne, fondatore e animatore dei Talking Heads, è nato a Dumbarton (in Scozia) il 14 maggio 1952
Carisma David Byrne, fondatore e animatore dei Talking Heads, è nato a Dumbarton (in Scozia) il 14 maggio 1952

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