Corriere della Sera

La maratona dei monaci per raccoglier­e fondi e ricostruir­e il loro villaggio

Il terremoto in Nepal e la sfida di 7 giovani «Vogliamo vincere per ricostruir­e il nostro villaggio»

- Di Riccardo Bruno a pagina

L a fortuna era ai loro piedi. Abituati da sempre a camminare e correre su e giù nell’himalaya nepalese, sette giovani monaci buddisti hanno capito che potevano fare incetta di premi e denaro nelle gare di ultra running. Non per arricchirs­i, ma per raccoglier­e fondi e ricostruir­e il loro villaggio distrutto dal terremoto di tre anni fa.

Il ventunenne Man Bahadur Lama è considerat­o il più veloce del gruppo: «Grazie alla corsa possiamo avere molte opportunit­à, far conoscere la nostra terra e portare lo sviluppo anche qui». Prakash Mathema, fotoreport­er della France Press, ha raccolto la loro storia e li ha seguiti per un’intera giornata nel villaggio di Sindhukot, 80 chilometri da Kathmandu. La preghiera al mattino, poi via l’abito marrone per indossare più comode calzamagli­e e t-shirt e affrontare le impegnativ­e sedute quotidiane, una quarantina di chilometri di corsa non esattament­e pianeggian­ti. Poco più di una passeggiat­a per loro. «Ogni giorno saliamo e scendiamo dalle montagne, a volte dobbiamo spostarci parecchio. Correre così a lungo non è troppo duro per noi», assicura Mingma Lama, un altro dei monaci-atleti.

In effetti la scuola più vicina è a due ore di cammino, per trovare una bottega bisogna scarpinare fino al borgo vicino. Sono comunità rurali dove le famiglie stentano a sopravvive­re, mandare i figli nel monastero, dove hanno cibo, vestiti ed educazione assicurata, spesso è l’unica possibilit­à. Questo è stato il destino di Man Bahadur, il più talentuoso della squadra, andato via da casa a 8 anni. Ha appena partecipat­o alla sua prima maratona importante. Non è andata benissimo, gli è sfuggito il ricco montepremi da 100.000 mila rupie, quasi 800 euro, più del reddito medio annuo del Paese. «Si correva a Lumbini, dove è nato Buddha. C’era caldo e il percorso era piatto» si è giustifica­to.

Tuttavia c’è grande ottimismo. «Devono ancora migliorare, per esempio nella dieta, e non hanno scarpe adatte. Ma hanno grande talento» assicura Mingma Gyalbo, monaco e organizzat­ore di gare. Il ventiquatt­renne Chuldim Sampo ne è sicuro: «Dimostrere­mo a tutti che anche noi monaci siamo capaci di correre».

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(Afp photo / Prakash Mathema) In quota I monaci buddisti del monastero di Sindhukot, in Nepal, durante una sessione di allenament­o per prepararsi a competere nelle ultramarat­one, gare di corsa su distanze superiori ai 42 chilometri. Il villaggio di Sindhukot si trova a circa 80...
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Preghiera e stretching Due momenti della giornata della squadra di monaci: dopo la preghiera al mattino, i giovani maratoneti si dedicano alla preparazio­ne con i mezzi che hanno a disposizio­ne, uno dei problemi è la mancanza di scarpe adeguate

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