La maratona dei monaci per raccogliere fondi e ricostruire il loro villaggio
Il terremoto in Nepal e la sfida di 7 giovani «Vogliamo vincere per ricostruire il nostro villaggio»
L a fortuna era ai loro piedi. Abituati da sempre a camminare e correre su e giù nell’himalaya nepalese, sette giovani monaci buddisti hanno capito che potevano fare incetta di premi e denaro nelle gare di ultra running. Non per arricchirsi, ma per raccogliere fondi e ricostruire il loro villaggio distrutto dal terremoto di tre anni fa.
Il ventunenne Man Bahadur Lama è considerato il più veloce del gruppo: «Grazie alla corsa possiamo avere molte opportunità, far conoscere la nostra terra e portare lo sviluppo anche qui». Prakash Mathema, fotoreporter della France Press, ha raccolto la loro storia e li ha seguiti per un’intera giornata nel villaggio di Sindhukot, 80 chilometri da Kathmandu. La preghiera al mattino, poi via l’abito marrone per indossare più comode calzamaglie e t-shirt e affrontare le impegnative sedute quotidiane, una quarantina di chilometri di corsa non esattamente pianeggianti. Poco più di una passeggiata per loro. «Ogni giorno saliamo e scendiamo dalle montagne, a volte dobbiamo spostarci parecchio. Correre così a lungo non è troppo duro per noi», assicura Mingma Lama, un altro dei monaci-atleti.
In effetti la scuola più vicina è a due ore di cammino, per trovare una bottega bisogna scarpinare fino al borgo vicino. Sono comunità rurali dove le famiglie stentano a sopravvivere, mandare i figli nel monastero, dove hanno cibo, vestiti ed educazione assicurata, spesso è l’unica possibilità. Questo è stato il destino di Man Bahadur, il più talentuoso della squadra, andato via da casa a 8 anni. Ha appena partecipato alla sua prima maratona importante. Non è andata benissimo, gli è sfuggito il ricco montepremi da 100.000 mila rupie, quasi 800 euro, più del reddito medio annuo del Paese. «Si correva a Lumbini, dove è nato Buddha. C’era caldo e il percorso era piatto» si è giustificato.
Tuttavia c’è grande ottimismo. «Devono ancora migliorare, per esempio nella dieta, e non hanno scarpe adatte. Ma hanno grande talento» assicura Mingma Gyalbo, monaco e organizzatore di gare. Il ventiquattrenne Chuldim Sampo ne è sicuro: «Dimostreremo a tutti che anche noi monaci siamo capaci di correre».