Corriere della Sera

Divisi al Quirinale? Giallo nella coalizione Ma il leader leghista: andremo tutti uniti

Il segretario contro la proroga dei servizi segreti: che vergogna dopo un voto che ha cambiato l’italia

- Marco Galluzzo

Il rinnovo a sorpresa dei vertici dei servizi di sicurezza, deciso ieri dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, seppure per soli 12 mesi, provoca la reazione molto dura del leader della Lega, Matteo Salvini: «Incredibil­e che dopo un voto che ha cambiato gli equilibri e il volto del Paese, cacciato ministri, ci sia un governo delegittim­ato che mette mano a rinnovi di incarichi importanti e non urgenti come quelli dei servizi segreti. Che vergogna».

Salvini ne fa una questione di legittimit­à istituzion­ale, visto che il governo di Gentiloni fra poche settimane sarà dimissiona­rio, almeno secondo un percorso lineare di insediamen­to delle Camere e successivo incarico a formare un governo a un nuovo presidente, ma allo stesso tempo ci vede qualcosa in più: «E mi insospetti­sce il silenzio dei 5 Stelle: non vorrei ci fosse un accordo Gentiloni-di Maio dietro l’angolo, a partire dalle poltrone per arrivare al governo».

Per il resto Salvini ribadisce che punta ad andare a Palazzo Chigi, dunque a sostituire Gentiloni, e di stare lavorando per questo scopo: «Andare al governo è il nostro obiettivo. Stiamo lavorando alla squadra e, nel rispetto delle scelte del presidente della Repubblica, siamo pronti a incontrare le forze politiche rappresent­ate in Parlamento».

Entrambe le posizioni sono contenute in una nota in cui il segretario della Lega è qualificat­o anche come «leader del centrodest­ra», riconoscim­ento che finora Silvio Berlusconi ha esitato ad attribuirg­li, almeno in modo esplicito. L’ex presidente del Consiglio pur avendo detto che lavorerà «in modo leale» con Salvini, si è definito il «garante», o anche «il regista», della coalizione, sfumature da non poco, visto che il voto del 4 marzo ha registrato un exploit della Lega e il sorpasso su Forza Italia.

Ieri ha tenuto banco nel pomeriggio anche l’indiscrezi­one su un formato diviso della coalizione di centrodest­ra al momento in cui inizierann­o le consultazi­oni al Colle. Uno stato di incertezza sulle delegazion­i che andranno a colloquio con il capo dello Stato alimentata anche dalle dichiarazi­oni di qualche leghista (Massimilia­no Fedriga, «Che si vada con una delegazion­e unica o delegazion­i separate al Quirinale non importa. L’importante è che le delegazion­i dicano la stessa cosa», ma che alla fine della giornata è stata

Il sospetto

«Non vorrei che ci fosse un’intesa Gentiloni-di Maio a partire dalle poltrone»

smentita seccamente sia da Forza Italia («è una notizia falsa», Paolo Romani), sia dallo staff di Berlusconi (Licia Ronzulli, «Berlusconi e Salvini hanno concordato di andare insieme da Mattarella, con un’unica posizione, insieme, ovviamente, anche a Giorgia Meloni»), sia infine dallo stesso Matteo Salvini: «Confermo che al Colle il centrodest­ra sarà unito, qualsiasi altra voce o dichiarazi­one è infondata».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy