«Matteo bravo, in FI schemi vecchi Serve una nuova forza moderata»
Toti: un passo indietro di Berlusconi? Deve decidere lui
ROMA Ha appena finito di pranzare con Matteo Salvini sotto il sole di Portofino con trofie al pesto «verdi come la Lega e simbolo della mia Liguria», scherza Giovanni Toti. Ma chi pensa che sia già nato un asse tra i due, chi sospetta che il governatore della Liguria sia il primo a salutare il Cavaliere per abbracciare il leader leghista sbaglia. «Io ho sempre auspicato come obiettivo finale la nascita di un partito unico del centrodestra. Ma se riusciremo a costruirlo, l’area moderata della quale io mi sento parte dovrà arrivarci rinnovata, forte, preparata, con una classe dirigente nuova e radicata. Quella che purtroppo in molti casi in queste elezioni nelle nostre liste è mancata».
Lei aveva denunciato da tempo una selezione delle candidature «incomprensibile»: è stata la causa del risultato negativo di FI?
«Le cause sono tante. Per prima cosa vorrei sinceramente ringraziare Silvio Berlusconi per la campagna generosa, coraggiosa — perché ci ha messo la faccia — che ha voluto fare fino in fondo. La Lega era meglio posizionata con il suo messaggio, avendo individuato da tempo i temi caldi, dalla paura per la situazione economica alla sicurezza, all’immigrazione, alla disoccupazione. Ma ha anche valorizzato la propria classe dirigente locale: sindaci, assessori, amministratori hanno fatto squadra con Salvini sul territorio e hanno parlato coralmente».
Voi invece?
«Non abbiamo fatto lo stesso percorso. Ci sono state troppe rese dei conti, si è ristretto ancor di più il circolo dei decisori politici, non c’è stato alcun coinvolgimento del territorio. Io sono stato tra i pochi ad aver portato vittorie al partito — la mia elezione, le vittorie a Genova, Savona, La Spezia — non sono stato neanche consultato sulle candidature, i candidati che avevamo selezionato sono stati bocciati con criteri non comprensibili e arbitrari. E non credo sia successo solo in Liguria. Anche la scelta di non candidare europarlamentari che ci avrebbero fatto vincere qualche collegio è stata sbagliata».
Berlusconi ha responsabilità?
«Ma no, è stato danneggiato anche lui da questo modo di fare».
Parò non ha portato il suo valore aggiunto, come era sempre successo finora.
«Ma lo scenario è oggettivamente cambiato. La Lega è cresciuta innegabilmente anche
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I dirigenti
Sono per un partito unico ma dobbiamo arrivarci con una classe dirigente nuova e radicata per i meriti del suo leader, e lo spazio per noi era oggettivamente stretto. In più il centrodestra ha pagato la sua geometria di gioco a più punte che si rivelata vecchia. È come aver giocato col catenaccio anni 70 nel 2018...».
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Le liste sbagliate
Da dove si riparte? Da Salvini leader di tutti voi?
«I patti erano chiari, chi avrebbe prevalso sarebbe stato indicato come premier e noi saremo leali. Ma adesso si aprono questioni strutturali nel centrodestra che devono vederci protagonisti, perché c’è uno spazio gigantesco per un’area moderata per essere protagonisti, con o senza un partito unico. Io da sempre sono fautore di una forza unitaria, ma se gli alleati non fossero d’accordo dovremo comunque organizzarci e costruire noi una nuova forza moderata».
Come?
fronte a lui Matteo Salvini, 44, e tre amici; alla sua sinistra il segretario generale della Regione Pietro Paolo Giampellegrini, 49, e alla sua destra l’assessore Edoardo Rixi, 43, e il braccio destro di Salvini Luca Morisi, 44
«Intanto dicendo basta a operazione dall’alto come quella della quarta gamba, che non vengono accettate dagli elettori e risultano perdenti. Poi certamente ripartendo dal basso, aprendo i luoghi di discussioni, facendo entrare aria nuova e facce nuove. Basta con i caminetti, con le decisioni prese in quattro. Salvini sarà attrattivo su di noi se noi non sapremo reagire ripartendo da sindaci, giunte, territorio in un processo di democratizzazione dal basso».
Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro?
«Deve decidere lui, perché questo è il suo partito, perché la storia di Forza Italia è la sua. Nessuno vuole fare golpe o strappargli lo scettro. E io mi aspetto proprio da lui, che è stato un grande visionario della politica, la visione di una nuova politica e il rigetto di operazioni di palazzo, di élite, in difesa, che non guardano al futuro».
Troppi errori nelle liste e basta con operazioni dall’alto come quella della quarta gamba