La stretta sui parlamentari I 5 Stelle temono «infiltrati»
ROMA Un ultimo tentativo, quasi disperato, per convincere quel che resta del Pd a sostenere un esecutivo guidato dai 5 Stelle. Il Movimento ci prova in tutti i modi: con l’appello di Luigi Di Maio su Repubblica, facendo filtrare la possibilità di rinunciare a qualche ministro (in cambio di personalità come Marco Minniti). E insistendo a mettere sul tappeto temi cari alla sinistra. Ma le possibilità sono ridotte al lumicino e quindi ci si prepara a ogni eventualità: da un accordo, quasi impossibile, con la Lega, a un governo di minoranza, con l’appoggio esterno di una o più forze, fino all’estrema opzione del ritorno alle urne.
Comunque vada, il Movimento continua a rivendicare l’incarico dalle mani del capo dello Stato. Oggi Luigi Di Maio sarà al Quirinale, per un visita di cortesia in occasione della giornata delle donne.
Domani il Movimento riunisce i suoi parlamentari. Una valanga, oltre 330 tra deputati e senatori. Molti totalmente sconosciuti ai vertici, segnalati all’ultimo momento e inseriti nelle sfide degli uninominali o messi nel listino come riempilista. Un Movimento in overbooking, che si trova più seggi che candidati, e che ha il primo vero problema della legislatura: riuscire a compattare e controllare questa massa di new entry, spesso a digiuno di politica. Tema che sarà affrontato di petto nella riunione plenaria dei neoparlamentari all’hotel Parco dei Principi, già sede scenografica per la sera delle elezioni.
I timori dei vertici si riassumono in una parola che circola in queste ore: «Infiltrati». La paura è che nella massa dei neoeletti si nascondano parlamentari pronti a tradire. E magari a ingrossare le fila di quel gruppo misto che conterrà i candidati scomunicati (otto espulsi e un’autosospesa). Gente come Maurizio Buccarella, che spiega di non vedere alcuna ragione per dimettersi, o come Salvatore Caiata, patron del Potenza Calcio. Per questo ai neoeletti è già stata messa la mordacchia. Proibiti post politici sui social e interviste, mentre anche i volti noti della campagna sono stati neutralizzati. A parlare sono autorizzati in pochissimi. Tra loro Manlio Di Stefano, che con Emanuela Del Re sta incontrando alcuni ambasciatori europei. E che rivendica l’incarico: «Siamo gli unici a rappresentare l’intera nazione». Danilo Toninelli, intanto, fa un «appello a tutti i partiti» per lavorare sui temi: lavoro, povertà, tasse e sprechi.
Il pressing sui dem
Di Maio fa filtrare la possibilità di rinunciare a qualche ministro in cambio del sì dem