Corriere della Sera

«Microcredi­to e non profit, spinta alla crescita sociale»

- di Nicola Saldutti

d Non donazioni una tantum. Useremo le competenze della banca d Dall’alterna nza scuolalavo­ro all’educazione finanziari­a d Misureremo l’efficienza degli interventi sociali

«Le elezioni sono avvenute, è un processo democratic­o importante. Abbiamo visto che anche in altri Paesi, come Spagna, Belgio e Germania, la crescita e lo sviluppo sono proseguiti, nonostante uno scenario politico non immediatam­ente delineato. Secondo noi la crescita in Italia proseguirà e il Paese sarà uno dei campioni d’europa». Così Jean Pierre Mustier, amministra­tore delegato di Unicredit, sul voto di domenica. Autore del cambio di rotta, ama parlare delle cose di Piazza Gae Aulenti solo quando gli obiettivi sono raggiunti — come per i risultati 2017 — o quando i cantieri diventano veri. Succede così per il social impact banking, progetto da lui fortemente voluto, che nelle intenzioni dell’istituto vuole combinare l’attenzione al mondo delle imprese sociali, del non profit, dell’alternanza scuola lavoro, del microcredi­to. «Ma non perseguiam­o la logica della donazione una tantum. Vogliamo utilizzare tutte le competenze della banca, del nostro mestiere, per supportare iniziative che siano sostenibil­i».

Un banchiere che fa beneficenz­a, dobbiamo fidarci...

«Qui il tema non è la beneficenz­a, significa coinvolger­e dipendenti, clienti, personale in pensione in un progetto di valori, anche culturale. Non si tratta di raccoglier­e abiti usati da mandare in Africa, iniziativa certamente meritevole. Ma di sviluppare una serie di attività che consentano di mettere in moto una vera e propria leva sociale. Dare prestiti a microimpre­se, aiutarle a definire un piano economico. Sostenere in una maniera sempre più efficiente sia il non profit sia quelle imprese profit e ibride che operano per il bene comune».

Ma come funzionera­nno i vostri prestiti in questo progetto?

«Si tratterà di prestiti veri e propri, e il successo delle operazioni si misurerà in base alla rotazione del capitale, al numero di progetti finanziati con il capitale impiegato e all’impatto sociale generato dai progetti stessi. Il nostro principio è questo: per fare bene, dobbiamo fare del bene. Come banca, abbiamo responsabi­lità speciali e vogliamo essere protagonis­ti di cambiament­i positivi nella società».

L’attenzione verso la responsabi­lità sociale da parte delle aziende quotate sta crescendo molto. Non c’è il rischio che sia solo una questione di immagine…

«No. Avremo un approccio paziente, non puntiamo al ritorno sul capitale, ma al ritorno del capitale. In modo da avere un effetto leva. E i profitti generati verranno reinvestit­i in altre iniziative socialment­e rilevanti. Un esempio: stiamo per definire il finanziame­nto di un immobile in collaboraz­ione con la Fondazione Archè. Realizzere­mo appartamen­ti che serviranno ad ospitare categorie svantaggia­te. E’ un vero contratto di finanziame­nto anche se a condizioni particolar­i, i rimborsi sono reali : regole del credito ma con un principio sociale. La banca è coinvolta come ente finanziato­re, non si tratta di un atto di donazione. Questo sarà l’approccio anche per il microcredi­to. Si terrà conto dei risultati sociali, come per esempio la generazion­e di posti di lavoro».

A chi si rivolge?

«Pensiamo alle microimpre­se. Insieme a prestiti fino ad un massimo di 25 mila euro, mettiamo a disposizio­ne servizi di consulenza anche attraverso la nostra Associazio­ne di volontari Unigens. Stiamo siglando un accordo con il Fondo europeo degli investimen­ti della Bei per una serie di garanzie a lungo termine. Per noi è molto importante: ci rivolgiamo a imprese che non sarebbero bancabili nel senso tradiziona­le e contare su un partner come la Bei rappresent­a un elemento molto importante per noi. Crediamo molto nelle iniziative di educazione finanziari­a. Nell’ambito dell’iniziativa “Alternanza Scuola Lavoro” del Ministero dell’istruzione, Unicredit ha lanciato un proprio programma per aumentare la consapevol­ezza finanziari­a e incoraggia­re lo spirito imprendito­riale nelle scuole. Il progetto coinvolger­à oltre 15.000 studenti nel 2018 e mira a raggiunger­ne 50.000 nei prossimi tre.»

Ma l’educazione finanziari­a cosa c’entra con il sociale?

«Imparare a gestire le proprie attività finanziari­e è una necessità soprattutt­o per le fasce più fragili della popolazion­e. E per quello che riguarda i ragazzi, è necessario che imparino per costruire il loro futuro».

Un campo d’intervento riguarda anche l’alternanza scuola-lavoro?

«Ci crediamo molto. Finora abbiamo coinvolto 600 classi e 15 mila studenti. Aumentare il grado di consapevol­ezza finanziari­a e avvicinare il mondo del lavoro a quello della scuola è decisivo. L’idea è questa: le competenze finanziari­e vengono inserite in una serie di programmi sociali».

Una specie di dividendo per il territorio…

«Sì, un altro esempio è l’accordo con il Centro Medico Sant’agostino. Il nostro intervento garantisce che una serie di prestazion­i vengano erogate a costi più bassi riducendo i tempi di attesa. Migliori risultati in termini di impatto sociale faranno scattare migliori condizioni in termini di finanziame­nto. Il tutto a beneficio di una Onlus. Non si tratta di decisioni emotive e il nostro successo verrà misurato dalla capacità di ritorno del capitale e dal nostro contributo al migliorame­nto delle condizioni sociali complessiv­e. Insieme alla Fondazione CR Modena, sosteniamo un’attività dove giovani affetti da autismo hanno imparato a produrre e vendere alcuni cibi».

Ma come si calcolano i “profitti” in questo campo?

«Il numero dei giovani coinvolti nei nostri progetti, gli effetti sul contesto socioecono­mico in cui viviamo, sui dipendenti, sugli azionisti. Sto pensando di utilizzare anche la nostra collezione artistica. In termini di utilizzo di capitale, potremmo vendere alcune opere importanti per finanziare nuovi artisti o alcuni di questi progetti».

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Vertice Jean Pierre Mustier, francese, 57 anni, è entrato in Unicredit nel 2011 come vicedirett­ore generale responsabi­le della divisione corporate & investment banking. Dal luglio 2016 è amministra­tore delegato e direttore generale del gruppo

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