Tim, Genish apre a Elliott: «Pronto a discutere»
Il ceo del gruppo telefonico: «Sempre disponibili a migliorare il nostro modello». Le mosse del fondo Usa
Elliott affila le armi per l’assemblea di Tim, in programma il prossimo 24 aprile. Gli advisor di Vitale & Associati e di Bonellierede stanno completando il lavoro sul piano strategico e sul ricambio in consiglio in vista dell’assemblea dei soci, a cui il fondo Usa chiederà il sostegno per avviare il ribaltone. La lista dei candidati per il board non è stata ancora chiusa. Nemmeno il numero sarebbe stato definito: si parla di sette o dieci amministratori con cui integrare il consiglio di Tim. Il numero probabilmente dipende anche dalla disponibilità dei manager contattati dagli emissari di Elliott. Ieri l’ex amministratore delegato dell’eni, Paolo Scaroni, ha smentito di essere stato contattato dal fondo Usa per entrare nel consiglio di Tim, ma soprattutto ha escluso di aver incontrato in mattinata a Milano il presidente di Vivendi, Vincent Bollorè, come avevano riferito alcune voci.
In Borsa intanto Tim non ha registrato strappi, chiudendo ieri in rialzo dell’1,86%. L’amministratore delegato del ● Il 24 aprile è in programma l’assemblea di Tim gruppo telefonico, Amos Genish, ha illustrato il nuovo piano strategico agli analisti finanziari e durante la conference call ha detto di essere «disposto a sedermi con loro (Elliott, ndr)». «Siamo sempre aperti a migliorare il nostro modello di business», ha sottolineato il manager, facendo però notare che l’annuncio di Elliott «è arrivato prima della presentazione del nostro piano strategico», per cui «aspettiamo un loro feedback sul business plan: noi riteniamo di avere una strategia solida, un piano ambizioso che copre tutti pilastri fondamentali». Genish si aspetta che Elliott dica «più specificamente quali sono i loro piani, sicuramente ce l’hanno, li presenteranno alla prossima assemblea degli azionisti ma ad oggi non abbiamo informazioni».
A quanto si apprende, il manager israeliano, inviato a Roma da Bolloré a giugno per tentare di raddrizzare una situazione già piuttosto complessa, non si aspettava di dover affrontare anche un «proxy fight» in assemblea contro un fondo attivista. Non era prevedibile, ma è comprensibile che un manager che si è sempre occupato di reti e telefonia possa non trovarsi esattamente a proprio agio nell’arena in cui l’ha spinto Vivendi. Perché è innegabile che se non fossero scoppiati i conflitti con Palazzo Chigi e le Authority, se la joint venture tra Canal+ e Tim non fosse stata stoppata dal consiglio e Vivendi non avesse tentato di scalare Mediaset, oggi Genish si troverebbe a gestire tutt’altra situazione.
Non si può escludere che il gruppo francese ora cerchi alleati per evitare di essere «buttata fuori» da Tim rimettendoci oltre un miliardo di euro. Avendo il 24,9% del capitale rischia tuttavia di incorrere in un «concerto» per difendere la propria posizione. Ma il 24,9% di Tim potrebbe non bastare a fermare l’avanzata di Elliot, considerando che fondi italiani e internazionali hanno quasi il 60% di Tim.
Elliott ha studiato con attenzione come muoversi, non solo sul mercato. Il «manifesto» per la public company e il piano di scorporo e cessione delle rete — in Borsa, o più probabilmente a un socio di riferimento pubblico come per esempio la Cdp —, vanno in direzione del mercato. Così come l’ipotesi di conversione delle azioni di risparmio in ordinarie. Tutti tasselli di un puzzle ancora in via di composizione ma che ha dei punti fermi, che Elliott potrebbe rivelare presto. Probabilmente già entro questa settimana.