Valtur, Investindustrial chiede il concordato prenotativo
Il gruppo è disponibile a un ulteriore finanziamento per sostenere l’attività dell’azienda turistica
È di nuovo in difficoltà Valtur, il gruppo di villaggi turistici fondato nel 1974 che tenta per l’ennesima volta la strada della ristrutturazione e del risanamento chiedendo al Tribunale di Milano il concordato. Era già accaduto nel 2011 e anche questa volta la società avrà tempo sessanta giorni, prorogabili per altrettanti sessanta, per presentare un piano che, se approvato, dovrebbe rimettere in piedi il gruppo. La decisione di chiedere il concordato «prenotativo» arriva dopo che Valtur ha accumulato debiti per circa 70 milioni. Nel 2017 il bilancio si è chiuso con un fatturato di 85 milioni e una perdita di 80 milioni, in linea con il 2016. Ma gli ultimi anni, per il gruppo con 30 resort di cui 24 in Italia, non sono stati affatto semplici. Nel 2011 la procedura concorsuale dopo aver accumulato debiti per 300 milioni di euro. Si va in amministrazione straordinaria fino al 2013 quando Valtur viene rilevata da Orogroup, della famiglia Ljuljdjuraj, e tra i soci con il 42% c’è anche Nem della Popolare di Vicenza. A distanza di tre anni il fondo Investindustrial, che fa capo ad Andrea Bonomi, rileva il gruppo e investe 100 milioni per ripianare le perdite e per un aumento di capitale. L’obiettivo era creare un nuovo polo del turismo ma a fine 2016, con il nuovo azionista e l’arrivo del nuovo management, emergono problematiche finanziarie e gestionali. La società affronta la stagione estiva 2017 ma la situazione non migliora e viene effettuato un secondo aumento di capitale. Nonostante tutti i tentativi di rimettere in sesto i conti, la situazione non migliora e l’azienda decide di provare con la strada del concordato in bianco dopo aver ceduto a Cassa depositi e prestiti la proprietà dei tre resort di Ostuni (Brindisi), Marilleva (Trento) e Pila (Aosta) per 43,5 milioni. Il gruppo Investindustrial si è detto disponibile a un ulteriore finanziamento in questa fase per sostenere l’attività dell’azienda,
La richiesta del concordato è per i sindacati «senza nessuna prospettiva per il prosieguo delle attività» secondo Luca de Zolt della Filcamscgil. Si «tratta di un atto gravissimo e irresponsabile — ha aggiunto — peraltro intrapreso senza che sia stato svolto alcun incontro, nemmeno informativo, con le organizzazioni sindacali». Ma secondo l’azienda la strada intrapresa non equivale a una chiusura dovendo sfociare in un piano di ristrutturazione e risanamento che, se approvato, punta a rimettere in piedi il gruppo. Intanto le prenotazioni per la stagione estiva 2018 sono state bloccate. Convocati il 15 marzo, azienda e sindacati al Mise