Corriere della Sera

Dal Colle appello per il governo «Responsabi­lità»

Berlusconi: farò il possibile. I timori di Draghi

- di Marzio Breda

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella richiama i partiti al «senso di responsabi­lità» perché «prima di tutto viene l’interesse del Paese». Berlusconi risponde: «Farò il possibile». Mentre il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, avverte: «L’instabilit­à può minare la fiducia dei mercati».

Anche l’ex capo dello Stato chiede equilibrio alle parti: è una crisi difficilis­sima

Bene il richiamo del presidente Noi questo senso di responsabi­lità lo portiamo avanti già dalla campagna elettorale Diciamo no al caos Danilo Toninelli (M5S)

P arla del ruolo delle donne nel Parlamento, Sergio Mattarella, e cita la «lezione di responsabi­lità» che, battendosi insieme, diedero nel 1975, approvando il diritto di famiglia ad appena un anno dalle profonde e aspre divisioni create dal referendum sul divorzio. Allora tirava una brutta aria, in Italia. Come oggi. Eppure quel passaggio fu superato grazie al dialogo. Esattament­e ciò di cui c’è bisogno anche adesso, a patto di ritrovare «una vocazione riconosciu­ta al bene comune», «un’attitudine positiva», per uscire dallo stallo creato dal voto. Serve, insomma, «saper collocare sempre al centro l’interesse generale del Paese e dei cittadini». Ecco il metodo che il presidente della Repubblica suggerisce alle forze politiche, con un appello nel quale coinvolge vincitori e vinti. Compresi dunque coloro che al momento sembrano i più riluttanti a farsi coinvolger­e in qualsiasi tipo di negoziato, come i dirigenti — ormai non solo quelli di stretta osservanza renziana — del Partito democratic­o.

È un richiamo che lancia chiedendo di essere aiutato, diciamo così, da quanti, pur consapevol­i di non disporre di una maggioranz­a autosuffic­iente, in queste ore si affidano alla sua «saggezza»: ossia tutti o quasi. Una sollecitaz­ione che ha maturato attingendo a due fronti diversi della sua esperienza personale. In primo luogo alla propria storia parlamenta­re di lungo corso nella sinistra democristi­ana, dove la cultura della mediazione era un fatto struttural­e e la ricerca del buon compromess­o non era affatto giudicata riprovevol­e. E poi alle proprie competenze giuridiche e costituzio­nali (da professore universita­rio e da membro della Consulta), che del resto rappresent­eranno un valore aggiunto e una garanzia per chiunque, nei suoi prossimi tentativi per dare un governo al Paese.

«Sarà una crisi difficilis­sima», conferma Giorgio Napolitano, presente alla cerimonia del Quirinale, che di crisi ne ha gestite parecchie e spesso molto complicate. Scuote la testa e, salutando i cronisti, aggiunge: «Mattarella ha detto cose importanti nella categoria dell’interesse generale e sul senso di responsabi­lità di cui tutti dovranno dar prova. Il crollo del Pd? Non mi ha sorpreso. Forse è stato peggio di quanto annunciato. Era un destino quasi compiuto».

Destino, forse, come quello per cui si poteva dare per scontato che certe tossine posteletto­rali lambissero perfino il Colle. Con il sapore di un’intimidazi­one preventiva. Un esempio. Ieri un giornale ha parlato di «manovre di Palazzo» e di «trame di Mattarella per tagliar fuori il centrodest­ra con un governo 5 Stelle-pd». Titoli che hanno «sbigottito il presidente», accusato di essersi già assunto un ruolo da mediatore al lavoro su una soluzione piuttosto che su un’altra.

Sospetti ovviamente insopporta­bili, per l’inquilino del Quirinale, perché mirano a metterne in dubbio la neutralità. Mentre quel che il capo dello Stato domanda è che nessuno si arrocchi sulle proprie posizioni, che tutti cerchino di ridurre le distanze, che si cambino toni e ci si disponga con lealtà a costruire delle convergenz­e. Se queste condizioni non si creeranno, nel clima attuale sarebbe perfino lecito immaginare che qualcuno in realtà punti a continuare la campagna elettorale e a un nuovo voto a scadenza ravvicinat­a.

Ipotesi che Mattarella non vuole neppur prendere in consideraz­ione, ora come ora. La sua attesa (mentre qualche contatto riservato è già in corso) ormai si concentra su martedì tre aprile. Quando dovrebbe cominciare le consultazi­oni e busseranno al suo studio i pretendent­i per Palazzo Chigi. Interlocut­ori le cui richieste, per essere prese in consideraz­ione, dovranno tradursi in una proposta di governo e in un programma sorretti da una precisa maggioranz­a parlamenta­re. Prima di arrendersi e di cercare soluzioni d’emergenza (di scopo, istituzion­ali o tecniche), il capo dello Stato darà alla politica il tempo necessario. Dopotutto, per tenere a battesimo l’esecutivo Letta passarono oltre due mesi.

Ha ragione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella Gli interessi del Paese e dei cittadini italiani vengono prima di qualsiasi altro calcolo politico Matteo Salvini (Lega)

Quello che dice il capo dello Stato non può essere ignorato ma non vedo le condizioni, non si deve dirgli di no ma spiegargli che il percorso è difficile Andrea Orlando (Pd)

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