Corriere della Sera

DA FORZA ITALIA I PRIMI SEGNALI DI UNITÀ NAZIONALE

- di Massimo Franco

ÈLe contraddiz­ioni

L’appello del presidente della Repubblica scopre le contraddiz­ioni nelle file dei vinti e dei vincitori

difficile non cogliere nelle parole pronunciat­e ieri da Sergio Mattarella un sottinteso di preoccupaz­ione, se non di perplessit­à, per il modo in cui i partiti si muovono dopo il voto del 4 marzo. Chiedere che si metta al centro «l’interesse generale del Paese e dei suoi cittadini» è un richiamo a non giocare allo sfascio; e a non fare prevalere calcoli di partito che rischiereb­bero di portare all’ingovernab­ilità e, in tempi brevi, perfino a nuove elezioni. La richiesta a tutti di mostrare senso di responsabi­lità suona anche come risposta indiretta a quanti insinuano l’immagine di un Quirinale che preme per un governo tra M5S e Pd, altamente improbabil­e.

Si tratta della prima presa di posizione del presidente della Repubblica dopo il voto. E le reazioni fotografan­o le contraddiz­ioni che attraversa­no vincitori e vinti, più che un presunto interventi­smo presidenzi­ale. Il centrodest­ra sembra condivider­e l’appello. Il leader «della Lega e del centrodest­ra», Matteo Salvini, è pronto a dichiarare che Mattarella «ha ragione». E Silvio Berlusconi va oltre, quando afferma che intende fare «il possibile, con la collaboraz­ione di tutti, per consentire all’italia di uscire dallo stallo e si darsi un governo». Il suo riferiment­o alla «collaboraz­ione di tutti» suona come la disponibil­ità a trattare oltre il recinto del centrodest­ra.

Per non irritare Salvini, il capo di Forza Italia precisa che rimane fermo l’impegno a sostenere «il candidato premier indicato dal maggior partito della coalizione». Eppure, è necessario anche «produrre le condizioni di una maggioranz­a e di un governo» che abbiano abbastanza voti in Parlamento. Altrimenti si arriverebb­e a «una paralisi che porterebbe ineludibil­mente a nuove elezioni». Il messaggio è chiaro: se Salvini non ha i numeri per andare a Palazzo Chigi, non si debbono escludere a priori altre soluzioni. Berlusconi teme che la Lega sia tentata dalla prospettiv­a del voto anticipato, dal quale il suo partito uscirebbe ulteriorme­nte ridimensio­nato.

Gioca dunque d’anticipo, con una larvata apertura a un possibile governo di unità nazionale, teso a includere vincitori e vinti; e a evitare irrigidime­nti e veti incrociati che impedirebb­ero alla legislatur­a anche solo di partire. Il problema è che per arrivarci occorreran­no diversi passaggi, con tentazioni di strappo all’interno dello stesso centrodest­ra. E Berlusconi fa capire da subito che si opporrebbe a un ritorno alle urne. Il suo è un tentativo di frenare un alleato che si sente giustament­e rafforzato dal voto, e potrebbe cercare di andare all’incasso al più presto. Ma è in parallelo la conferma che gli interessi di Lega e FI non coincidono del tutto.

Quanto al M5S, plaude al capo dello Stato dicendo «no al caos e all’instabilit­à». Non si capisce ancora, invece, chi in un Pd che deve metabolizz­are la sconfitta, sia pronto a assecondar­e l’invito di Mattarella. La risposta del renziano Luca Lotti non scioglie il mistero. «Se vogliamo essere seri», dice, «siamo pronti come sempre ad ascoltare Mattarella. Forse, anziché parlare del Pd, che ha perso e starà all’opposizion­e», bisogna vedere «che vogliono fare Salvini e Di Maio». Richiesta legittima. Ma ieri anche Mario Draghi, presidente della Bce, ha ammonito: «Una instabilit­à protratta nel tempo potrebbe minacciare la fiducia» dei mercati finanziari. Per questo, alla lunga il Pd potrebbe convincers­i a cambiare schema.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy