«I dem ci appoggino sui nomi per le Camere Il premier sia Salvini»
Brunetta: alle consultazioni andremo uniti
ROMA Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, la prima tappa post elettorale sarà la definizione dei presidenti di Senato e Camera...
«Non essendoci una maggioranza, le presidenze non potranno appartenere entrambe allo schieramento dei vincitori. Verosimilmente, una andrà alla componente più orientata a sostenere, esplicitamente o implicitamente, programma e governo di centrodestra. Penso soprattutto al Pd».
Che dice di no.
«Tra le parole e i fatti c’è la politica. Stiamo cercando di capire se il Pd sarà pronto a darci una qualche forma di appoggio. Esistono tante formule: astensione, appoggio esterno, non sfiducia…. Comunque, gli esiti dell’elezione della seconda e della terza carica dello Stato formeranno la base politica e istituzionale per l’avvio delle consultazioni. E lì entrerà in gioco il presidente della Repubblica».
Dovrà sciogliere un nodo molto ingarbugliato.
«In passato, davanti a situazioni complicate il capo dello Stato invitava il presidente della Camera o quello del Senato a fare da esploratore».
Non avete dubbi sul fatto che l’incarico di formare il governo spetti a voi?
«No. La nostra coalizione ha più voti e più parlamentari, e la legge elettorale filosoficamente premia le coalizioni».
Il vostro nome per Palazzo Chigi è Matteo Salvini?
«Abbiamo convenuto prima del voto che il partito della coalizione con più consensi avrebbe espresso il nome, e ora spetta alla Lega. Il candidato è Salvini; ma potrebbe anche essere qualcuno che lui indicherà, sempre dentro un metodo di consenso ».
Andrete al Quirinale in delegazioni separate?
«Non ne abbiamo ancora parlato. Ma intendiamo dare rappresentazione di unità sia formale che sostanziale».
Il vostro interlocutore privilegiato è il Pd. Con i 5 Stelle esclude di dialogare?
«In politica non si deve mai dire mai. Però, per la loro natura e per le cose che hanno detto non solo negli ultimi giorni, si sono autoesclusi. Credono di essere il centro del mondo, ma non lo sono: non hanno la maggioranza assoluta e hanno pochissimo potere di coalizione».
Contrariamente a quanto credevate, neppure il centrodestra ha ottenuto la maggioranza assoluta. Che
errori avete commesso?
«Il punto è un altro: nessuno pensava a un Pd sotto il 20%, e da LEU ci si aspettava un 6. Il crollo della sinistra ha liberato milioni di voti che sono andati verso i 5 Stelle. Soprattutto in Campania, Puglia e Sicilia questo ci ha fatto perdere i collegi, allontanandoci da una vittoria netta».
In Forza Italia c’è chi, come il presidente della Liguria Giovanni Toti, critica la scelta delle candidature e arruolamento della quarta gamba centrista.
«All’amico Toti ricordo che circa 170 eletti in Parlamento non sono una sconfitta».
Ma la Lega vi ha superato.
«Stiamo analizzando i motivi. Forse il flusso in uscita da sinistra è andato in parte alla Lega: sulla sicurezza è apparsa più credibile rispetto ai nostri toni responsabili».
Una delle presidenze andrà a chi, in modo implicito o esplicito, è orientato a sostenere un nostro esecutivo Penso al Pd