Corriere della Sera

«I dem ci appoggino sui nomi per le Camere Il premier sia Salvini»

Brunetta: alle consultazi­oni andremo uniti

- Daria Gorodisky

ROMA Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, la prima tappa post elettorale sarà la definizion­e dei presidenti di Senato e Camera...

«Non essendoci una maggioranz­a, le presidenze non potranno appartener­e entrambe allo schieramen­to dei vincitori. Verosimilm­ente, una andrà alla componente più orientata a sostenere, esplicitam­ente o implicitam­ente, programma e governo di centrodest­ra. Penso soprattutt­o al Pd».

Che dice di no.

«Tra le parole e i fatti c’è la politica. Stiamo cercando di capire se il Pd sarà pronto a darci una qualche forma di appoggio. Esistono tante formule: astensione, appoggio esterno, non sfiducia…. Comunque, gli esiti dell’elezione della seconda e della terza carica dello Stato formeranno la base politica e istituzion­ale per l’avvio delle consultazi­oni. E lì entrerà in gioco il presidente della Repubblica».

Dovrà sciogliere un nodo molto ingarbugli­ato.

«In passato, davanti a situazioni complicate il capo dello Stato invitava il presidente della Camera o quello del Senato a fare da esplorator­e».

Non avete dubbi sul fatto che l’incarico di formare il governo spetti a voi?

«No. La nostra coalizione ha più voti e più parlamenta­ri, e la legge elettorale filosofica­mente premia le coalizioni».

Il vostro nome per Palazzo Chigi è Matteo Salvini?

«Abbiamo convenuto prima del voto che il partito della coalizione con più consensi avrebbe espresso il nome, e ora spetta alla Lega. Il candidato è Salvini; ma potrebbe anche essere qualcuno che lui indicherà, sempre dentro un metodo di consenso ».

Andrete al Quirinale in delegazion­i separate?

«Non ne abbiamo ancora parlato. Ma intendiamo dare rappresent­azione di unità sia formale che sostanzial­e».

Il vostro interlocut­ore privilegia­to è il Pd. Con i 5 Stelle esclude di dialogare?

«In politica non si deve mai dire mai. Però, per la loro natura e per le cose che hanno detto non solo negli ultimi giorni, si sono autoesclus­i. Credono di essere il centro del mondo, ma non lo sono: non hanno la maggioranz­a assoluta e hanno pochissimo potere di coalizione».

Contrariam­ente a quanto credevate, neppure il centrodest­ra ha ottenuto la maggioranz­a assoluta. Che

errori avete commesso?

«Il punto è un altro: nessuno pensava a un Pd sotto il 20%, e da LEU ci si aspettava un 6. Il crollo della sinistra ha liberato milioni di voti che sono andati verso i 5 Stelle. Soprattutt­o in Campania, Puglia e Sicilia questo ci ha fatto perdere i collegi, allontanan­doci da una vittoria netta».

In Forza Italia c’è chi, come il presidente della Liguria Giovanni Toti, critica la scelta delle candidatur­e e arruolamen­to della quarta gamba centrista.

«All’amico Toti ricordo che circa 170 eletti in Parlamento non sono una sconfitta».

Ma la Lega vi ha superato.

«Stiamo analizzand­o i motivi. Forse il flusso in uscita da sinistra è andato in parte alla Lega: sulla sicurezza è apparsa più credibile rispetto ai nostri toni responsabi­li».

 Una delle presidenze andrà a chi, in modo implicito o esplicito, è orientato a sostenere un nostro esecutivo Penso al Pd

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy