Corriere della Sera

L’attacco di Lotti a Orlando: chi non ha vinto pontifica E Renzi va alla conta «ma non sarà alle primarie»

Le mosse per mantenere il controllo del partito con il voto in direzione Rosato: Matteo non parteciper­à alle consultazi­oni per il nuovo segretario

- Monica Guerzoni

Matteo Renzi non molla. L’offensiva del fronte che guarda a Palazzo Chigi e al Quirinale sembrava aver smussato l’arroccamen­to del segretario dimissiona­rio. E invece, in vista della direzione che dovrà decidere l’iter congressua­le, l’ex premier reagisce all’assedio dei ministri e della minoranza e prova a tenere unite le sue truppe.

Il segnale di guerra è un post veemente di Luca Lotti. Su Facebook il braccio destro di Renzi attacca Andrea Orlando e il siluro è destinato anche agli altri oppositori del leader sconfitto: «Sentire pontificar­e persone che non hanno mai vinto un’elezione sta diventando imbarazzan­te». Lotti accusa chi ha perso «nel collegio di residenza ma si è salvato col paracadute», come Franceschi­ni e Pinotti, e sferza Michele Emiliano per aver «rilasciato tante interviste e perso tutti i seggi».

Le parole del più fedele e potente dei renziani sembrano scandite ad arte per riaprire lo scontro, a conferma che il segretario non ha firmato la resa. «Le dimissioni o le dai o non le dai — incalza Orlando a Radio Capital —. Si è creata una certa ambiguità, se ti dimetti non dai la linea e non partecipi alle trattative». Ora la posta in gioco sono i gruppi parlamenta­ri. Renzi ha capito che il richiamo del fronte di Gentiloni, Franceschi­ni, Minniti, Zanda e compagni stava innescando il riposizion­amento di tanti dei suoi e stoppa le manovre, costringen­do tutti a schierarsi. «Lotti attacca me per mandare un messaggio ai renziani in fuga», reagisce infatti Orlando.

La minoranza che lavora per diventare maggioranz­a vuole l’azzerament­o dei gruppi dirigenti e la gestione collegiale del partito. A Renzi invece conviene andare alla conta già lunedì in direzione, sicuro com’è di poterla vincere. «Punta a farsi i suoi gruppi e poi il suo partito», è la convinzion­e degli orlandiani. Il segretario dimissiona­rio proverà dunque a imporre due fedelissim­i al vertice dei gruppi di Senato e Camera, scavalcand­o gli avversari che invocano capigruppo condivisi e un reggente «che sia di tutti e non solo di Renzi». Intanto Lotti assicura che il Pd è pronto ad ascoltare gli appelli alla responsabi­lità del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Ma è arrivato il momento di vedere cosa vogliono fare i vincitori Salvini e Di Maio».

Renzi ha tutto l’interesse a ripartire dall’opposizion­e, con la speranza che i vincitori falliscano la prova del governo e che si torni presto alle urne. Chi gli è rimasto leale già ragiona sul suo ritorno in campo, magari da candidato alle primarie del centrosini­stra, se mai si faranno. Se invece il Pd dovesse scegliere il segretario chiamando i militanti ai gazebo, Ettore Rosato annuncia che «Matteo» non ci sarà: «Renzi non parteciper­à alle prossime primarie». Eppure è il fronte antirenzia­no a non volerle, perché non ha ancora un candidato unitario e teme la forza dell’ex premier tra i militanti dem. «Lasciamo perdere le primarie — è l’avviso del sindaco di Milano Giuseppe Sala —. Non devono diventare una regola che vale sempre».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy