Corriere della Sera

Dell’utri resta in cella. No all’istanza di revisione

Caltanisse­tta nega la sospension­e della pena. Atteso il giudizio della Corte europea dei diritti dell’uomo

- Felice Cavallaro

Sperando in un replay del «Caso Contrada», Marcello Dell’utri cerca un giudice in Europa per scrollarsi di dosso il concorso in associazio­ne mafiosa, ma intanto non l’ha trovato nemmeno a Caltanisse­tta dove ieri sera alle 20 la corte di appello ha rigettato l’istanza di revisione della condanna a 7 anni.

Il fondatore di Forza Italia, ex braccio destro di Berlusconi, da 5 agli arresti, si vede bocciare di conseguenz­a anche la richiesta di sospension­e della pena. Restando ufficialme­nte recluso, costretto a non lasciare il Campus biomedico di Roma, la corsia della Radioterap­ia oncologica dove è stato trasferito per pessime condizioni di salute e per un tumore alla prostata.

Quello della Corte presieduta da Andreina Occhipinti è un verdetto che lascia stupiti gli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani, la moglie di Dell’utri, Miranda Ratti, i figli, il fratello gemello Alberto, tutti in contatto continuo con Caltanisse­tta per una decisione stoppata in gennaio quando la Procura generale di Palermo sollevò un conflitto di competenza.

Un contropied­e giudiziari­o seguito ad una istanza di «incidente di esecuzione». Una sorta di verifica sulla pena inflitta. Frattanto respinta. Di qui il ritorno a Caltanisse­tta nella speranza di una sospension­e dell’esecuzione, anche in attesa di una successiva decisione. Un’ipotesi che aveva visto l’avallo della Procura generale di Caltanisse­tta. Perché si è comunque in attesa della pronuncia dei giudici di Strasburgo dove la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), tre anni fa condannò l’italia per avere processato ingiustame­nte l’ex numero due del Sisde Bruno Contrada.

Pure lui condannato per «concorso». Entrambi per fatti precedenti il 1992. Di qui la contestazi­one della Cedu su un reato allora non sufficient­emente «tipizzato». Con sorpresa dell’avvocato Centonze, mentre si spegnevano le luci del tribunale: «La sentenza della Corte europea espressa non per Contrada, ma per tutti, non avrebbe quindi valore per Dell’utri. Contraddiz­ioni dell’ordinament­o giudiziari­o italiano di cui prima o poi qualcuno dovrà farsi carico».

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