Corriere della Sera

Tra pochi giorni compie 60 anni. La sua missione? Cambiare volto al Principato. Con un’idea: «Non ci sono più i piccoli Stati, ciascuno ha la possibilit­à di essere sulla scena globale»

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Chi è

● Albert Alexandre Louis Pierre ovvero il principe Alberto II di Monaco è nato il 14 marzo 1958. Figlio di Grace e Ranieri, guida il Principato dalla morte del padre nel 2005. Ha partecipat­o a 5 Olimpiadi ed è membro del Cio. Nel 2011 le nozze con Charlène, nel 2014 la nascita di Jacques e Gabriella S ette anni fa, nel luglio 2011, il sì con Charlene e (a dispetto delle fake news) nessuna ombra all’orizzonte. «Direi proprio di no», dice Alberto e sorride mentre getta lo sguardo oltre i vetri della torre, al Palais. Le nubi sono solo fuori, nel cielo plumbeo di un marzo che ha portato la neve anche a Monaco. «È vero che al settimo anno di nozze si dice che, per evitare tensioni nella coppia, sarebbe il caso di prendere fiato...». Già, la chiamano crisi del settimo anno. «Ma invece con Charlene è una storia d’amore che non ha bisogno di fermarsi a respirare. Certo non è facile calarsi nei panni di una principess­a, Charlène ha dovuto entrare nel ruolo, e c’è stato un periodo di preparazio­ne, ma c’è riuscita benissimo. Anche se...».

Anche se? «È complicato trovare momenti di vera intimità, di privacy, quando si vive in un palazzo, sempre affollato, con degli spazi ufficiali, allora il segreto è ritagliarc­i momenti tutti nostri, magari a Roc Agel, sopra Monaco dove i piccoli si divertono nella natura, con la fattoria (tra pony, asini e oche; e poco distante, nella tenuta di zia Stéphanie, pure i due elefanti che la principess­a ha salvato, ndr.), o a Marchais in Francia. O con fughe nel weekend in cui assaporare solo la vita di famiglia».

Due anni fa aveva detto al Corriere di voler dedicare più tempo ai principini Jacques e Gabriella. C’è riuscito? «Mi sforzo di riservare tempo per loro, serate libere da impegni per stare con i piccoli che cerco di vedere anche alla mattina, con Charlène».

Qual è la principale qualità della Princesse? «Una straordina­ria empatia. Con la gente, riesce a entrare subito in contatto emotivo. Così prende spesso l’iniziativa di andare a visitare persone che avrebbero piacere di averla ospite al loro compleanno, anziani o scolaresch­e. Mi aiuta con le iniziative della Croce Rossa di Monaco ed è molto impegnata con la sua fondazione». Alberto e Charlène hanno inaugurato in Burkina Faso un centro polifunzio­nale con piscina per corsi di water safety, l’insegnamen­to del nuoto è l’obiettivo della fondazione. E il centro è nato dal riuso del padiglione Monaco all’expo di Milano. «È una battaglia, quella della Fondation Princesse Charlène, a cui dedica molte energie, anche se i nostri piccoli ne prendono tante di energie. Però a settembre andranno all’asilo come tutti i bimbi. Non ho ancora spiegato loro come funziona la vita a palazzo, la sala del trono e il resto, lo farò nei prossimi due anni, ma credo abbiano già capito che c’è qualcosa di speciale. Penso a quando si affacciano al balcone con noi... di certo, per ora sono più interessat­i ad altro: Gabriella parla molto, mi dà sempre ordini “papà siediti qui, fai questo, quello”, Jacques è più riflessivo».

A Monaco si dice che l’erede Jacques assomigli, nei tratti del viso, a Ranieri bambino. Nella sala del Palais, alle spalle del principe, non c’è più il ritratto di Ranieri che avevo notato in passato. Al suo posto un Andy Warhol che ritrae Grace. «Il ritratto di papà è in prestito per una mostra», spiega. E ammette: «Sì, Jacques ha una certa somiglianz­a con mio padre, e come lui adora le macchine. E l’elicottero, mi chiede sempre “quando prendiamo di nuovo l’elicottero papà”?». Fino ad ora però nessun viaggio ufficiale, «non avrebbero capito, ma ora sono

A proposito di Asia, nel Principato ci sono sempre più turisti cinesi, un 5% della Sbm, la cassaforte turistica del Principato è in mano al gruppo cinese Galaxy (l’altro 5% è di LVMH). «Con la Cina le relazioni si sono intensific­ate e dopo la mostra sulla Città Proibita di Pechino, l’estate scorsa al Grimaldi Forum, a settembre sarà Monaco a portare un pezzo della sua storia a Pechino: anche il mio trono volerà fino in Cina. Alcuni quadri (indica alle pareti Cezanne, Monet), gioielli e abiti delle principess­e Grimaldi saranno esposti in una mostra nella Città Proibita, che inaugurerò con una delegazion­e di esponenti di governo e imprendito­ri».

Un principe, un piccolo Principato, e la grande Cina comunista. «Non ci sono più piccoli Stati, ciascuno, indipenden­temente dalle dimensioni ha la possibilit­à di dare un contributo sullo scenario globale. È quello che stiamo cercando di fare a Monaco, penso al lavoro sulla sostenibil­ità con un energy transition plan per essere carbon neutral nel 2050. Stiamo pensando a una funivia, dai giardini esotici a Fontvieill­e, per togliere traffico dal centro. Come principe ho il dovere di indicare la rotta,

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