Nell’accampamento dei ricercatori, fra scimmie e ippopotami
In Africa sul lago Naivasha, dove si studiano i cambiamenti climatici. «Condividiamo tutto»
Non c’è la sabbia bianca di Malindi, ma ci sono ippopotami, giraffe, cervi d’acqua, gazzelle e scimmie dal velluto verde che fanno concorrenza alle cugine galagoni, quelle piccole a cui piace fare il verso del pianto di un bimbo nel bel mezzo della notte. Il lago Naivasha (poco più grande del Trasimeno), nel Kenya centrale, è fuori dalla rotta del grande turismo internazionale che lo sfiora soltanto. Naivasha è un puntino poco al di sotto dell’equatore, eppure proprio lì un gruppo di studiosi sta conducendo ricerche su ecosistema e cambiamenti climatici, strizzando l’occhio a studenti desiderosi di fare esperienza sul campo, a turisti e a volontari che amano unirsi alla popolazione locale per condividerne i costumi e il cibo. «Nel nostro accampamento possiamo ospitare fino a una ventina di persone», dice Nic Pacini, ricercatore dell’unical (Università della Calabria) in Africa da trenta anni. Naivasha Basin Sustainability Initiative (NBSI) è la ong keniota di cui fa parte. Nic studia insetti, vegetazione e chimica delle acque e ogni giorno monitora l’ecosistema di quel lago così insolito. «È l’unico nella zona con acqua dolce — spiega —. Si trova nella Great Rift Valley, la faglia di 6 mila chilometri che dal Mozambico va verso il Mar Rosso, spingendo l’africa orientale verso l’oceano Indiano. In questa depressione ci sono numerosi laghi vulcanici, salati a causa della forte evaporazione. Ma non Naivasha che ha quattro crateri vulcanici sotto i quali l’acqua scorre, trascinando con sé i depositi salati».
La valle è molto fertile e nel 1900 gli inglesi vi hanno avviato la colonizzazione spingendo via i Masai. L’accampamento dove i ricercatori lavorano si trova in riva al lago. «Abbiamo cucina, laboratorio e venti tende militari. Di recente abbiamo fatto un seminario per una quarantina di contadini locali. Nel campo si parla solo inglese e swahili e si condividono le giornate con giraffe, scimmie, ippopotami e centinaia di uccelli». Per un europeo non è difficile raggiungere il lago Naivasha. «All’aeroporto di Nairobi si può prendere un taxi per 50 euro, i più coraggiosi possono venire con un pulmino locale, il “matatu”. Il lago dista 80 chilometri. La strada, la principale del paese, quella che porta al lago Vittoria, è però molto trafficata e in cattive condizioni e servono due ore e mezzo per arrivare a destinazione». A pochi chilometri dal lago si trova l’omonima cittadina, un centro di 170 mila abitanti con una parte storica piccola e decadente, ma con un suo fascino.