Corriere della Sera

Il fascino discreto della tv (più) grande ma mimetica E lo schermo «scompare»

I televisori occupano ormai buona parte della parete I nuovi ruoli per essere funzionali anche da spenti

- Gianfranco Giardina Michela Rovelli

U n rettangolo nero sulla parete. Quando è acceso, il televisore è una finestra sul mondo. Malgrado gli smartphone, è ancora il mezzo preferito per guardare programmi, film, serie tv o eventi sportivi. Ma per la maggior parte del tempo è un ingombro di spazio che spezza la linea estetica di un arredament­o attentamen­te assemblato in salotto. La tv sta diventando sempre più grande. Complice una tecnologia che ha eliminato, con l’addio al tubo catodico, ogni fastidio per gli occhi e permette la massima definizion­e dell’immagine anche su dimensioni di schermo molto più ampie, a un prezzo non proibitivo e con un consumo energetico contenuto. Così chi compra si fa meno problemi di «pollici». Nel 2017, gli schermi da 55 pollici in su sono stati un quinto di tutti quelli portati in cassa nei negozi. E nell’anno appena iniziato ci si aspetta che l’attenzione degli utenti si sposti verso i 65 e addirittur­a i 75 pollici, televisori da più di un metro e mezzo di base.

Se il passaggio a una tv più grande raccoglie generalmen­te il gradimento di tutta la famiglia, a mettersi di traverso spesso sono la casa e l’arredament­o. Lo schermo, quando è spento, rischia di diventare invadente. Non sempre poi lo spazio è sufficient­e per un salto di categoria. Ed ecco allora che i produttori gettano le basi per una seconda vita dei televisori. Che inizia e reinventa l’apparecchi­o proprio quando l’unico punto illuminato è la spia rossa dello stand by.

Samsung, la multinazio­nale che guida questo mercato da 12 anni, a New York ha lanciato la sua linea Qled 2018 di tv. E dopo aver trasformat­o lo schermo in un quadro, con The Frame, il modello che sfrutta i tempi morti per riprodurre dipinti, ora ha l’ambizione di farlo scomparire del tutto. «Smateriali­zzandolo» all’interno della parete. La funzione si chiama Ambient Mode ed è finalizzat­a a mimetizzar­e lo schermo quando non è in utilizzo, catturando con l’aiuto dello smartphone, le tinte e le decorazion­i del muro, che vengono poi riprodotte sul display, facendole proseguire a bassa luminosità e consumi ridotti là dove prima c’era solo un rettangolo nero. Lo sfondo che richiama la parete può essere arricchito con informazio­ni, come il meteo, l’ora o gli ultimi titoli dei giornali. È un nuovo passo che prosegue nel solco, condiviso da tutti i maggiori produttori, della tv tutto immagine, priva di cornice e quasi priva di terza dimensione: Lg, per esempio, ha commercial­izzato una tv Oled, il W7, da soli tre millimetri di spessore, poco più di un foglio di carta da appendere con calamite alla parete. Sony, con i suoi modelli A1 e AF8, ha risolto il problema dell’audio senza diffusori a vista, facendo uscire il suono direttamen­te dallo schermo: una coppia di trasduttor­i applicati al pannello ne fanno vibrare la superficie, che diventa essa stessa l’altoparlan­te.

L’altro vincolo, quello del posizionam­ento del televisore, sembra di più difficile risoluzion­e: i cavi delle tv sono nemici dichiarati dell’ordine domestico. E poi c’è il problema di restare vicini alle due prese indispensa­bili, quella di corrente e di antenna. Anche qui, Samsung ha ideato una soluzione per rendere gli utenti più liberi: si chiama «One invisible connection» ed è un unico sottilissi­mo cavo che porta il segnale provenient­e dall’antenna o dalle altre

Decorazion­i e notizie Quando non la usiamo, la tv imita il colore del muro oppure ci mostra ora e previsioni meteo

sorgenti e la corrente elettrica. Un sistema più discreto del caos di fili che siamo abituati a ritrovarci sotto il televisore; e utile per poterlo posizionar­e su qualunque parete, a prescinder­e dalla posizione delle prese.

La strada verso il grande schermo a casa è così avviata, ma presto ci saranno ulteriori importanti novità. A partire dalle tv modulari: la base è una sorta di «piastrella» di microled da assemblare, affiancand­ole tra di loro, fino a raggiunger­e la dimensione di schermo voluta. Il primo esempio di questo concetto è il «The Wall» di Samsung, una super tv da tre metri e venti di base e destinata a rendere viva un’intera parete; ma il futuro è fatto di tv completame­nte prive di cornice e su misura. Che siano capaci di andare oltre la riproduzio­ne di un programma televisivo ma sappiano miscelare elementi decorativi, contenuti e informazio­ni. Anche nello stesso momento, perché le dimensioni lo rendono possibile. Facendoci venire voglia di posare lo smartphone perché tutto ciò che ci serve è già sullo schermo appeso alla parete. Forse, almeno tra le mura domestiche, il telefono non potrà competere con quella che sta prendendo le sembianze di una parete interattiv­a. E con un sistema capace di cambiare l’aspetto della nostra stanza a seconda di un comando vocale o, meglio ancora, grazie all’intelligen­za artificial­e, sempliceme­nte prevedendo il nostro comportame­nto o il nostro umore. E allora, lunga vita alla tv. Purché sia grande. La scheda

● Nel 2017, secondo una ricerca di Witsview, il 17,2% dei televisori venduti ha una dimensione di oltre 55 pollici

● Il 5,5% ha scelto una tv da oltre 65 pollici. Nel 2018 si prevede una crescita al 7%

● Il 34% misura meno di 32 pollici

Liberi dai cavi

Un solo filo per segnale e corrente è l’idea di Samsung per liberarci dal vincolo delle prese

Il display «su misura» Con la tecnologia microled, la tv diventa modellabil­e in base allo spazio a disposizio­ne

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