Corriere della Sera

In Italia più lettrici che lettori Ma tra gli autori solo una su tre

Il tema delle differenze di genere al centro della prima giornata della fiera che apre nel segno delle donne

- Di Alessia Rastelli

Leggere è donna. Scrivere è maschile. Tra i risultati dell’indagine: le lettrici sono più numerose dei lettori; in Italia legge il 48,9% delle donne e il 35,9% degli uomini

● Il 36,3% di chi scrive è donna mentre il 63,7% è uomo

● Nel mondo dell’editoria, nei ruoli dirigenzia­li ai vertici ci sono in maggioranz­a uomini (77,7%) ma le donne aumentano (nel 2010 erano il 16,6%)

Il nastro di Tempo di Libri, anno secondo, è fucsia, non rosa. Perché la prima giornata, l’8 marzo, dedicata alle donne, vuole anche essere un manifesto contro stereotipi e luoghi comuni. E così, Sofia, 9 anni, taglia il nastro. Poco più in là, nella nuova sede di Fieramilan­ocity, la scrittrice e poetessa Silvana Lattmann parla del suo romanzo autobiogra­fico Nata il 1918 (Casagrande). Mentre poco prima dell’ora di cena (quest’anno la rassegna chiude più tardi) la filosofa Francesca Rigotti, autrice di un novello De senectute (Einaudi), discute della vecchiaia femminile.

In mezzo ci sono diverse generazion­i di donne che la kermesse di Milano racconta con format variegati: incontri con le scrittrici, ma anche ricerche, documentar­i come L’altra America su Fernanda Pivano (Sky Arte), reading come quello di Chiara Gamberale tratto dal suo Qualcosa (Longanesi), concorsi letterari come quelli dell’editore indipenden­te Le Mezzelane, dopo che al mattino il sindaco Giuseppe Sala ha presentato il Patto per la parità e contro la violenza di genere.

Piena la sala — seduto per terra il presidente dell’associazio­ne italiana editori (Aie), Ricardo Franco Levi — per Laura Donnini, amministra­tore delegato di Harpercoll­ins Italia, ed Elena Salvi di Pepe Research. Con la società di ricerca, l’osservator­io Aie sui consumi editoriali ha condotto uno studio sulle differenze di genere: Leggere è donna. Scrivere è maschile. Si conferma il dato che le lettrici sono più dei lettori. In Italia legge il 48,9% delle donne e il 35,9% degli uomini (dati Istat, 2015, campione dai 6 anni in su). Cifre che salgano se tra i libri consumati si annoverano tutte quelle pubblica- zioni che non sono strettamen­te narrativa o saggistica, ad esempio i fumetti, e se si includono i volumi mai finiti: in questo caso, tenendo conto che si modifica in parte il campione (14-75 anni, dati Osservator­io Aie), la forbice tra i generi resta comunque stabile: legge il 69% delle donne e il 56% degli uomini. Quanto ai guadagni, aggiunge la ricerca, più della metà del mercato dei libri è sostenuto dalle donne, che acquistano (e regalano) più volumi rispetto agli uomini. Eppure le percentual­i si invertono se si parla di chi scrive (il 36,3% è donna, il 63,7% è uomo) e di ruoli dirigenzia­li ai vertici delle case editrici (22,3% contro 77,7%, per quanto le donne crescano rispetto al 2010, quando erano il 16,6%). «È ora di finirla — commenta Donnini — di dire che la percentual­e attorno al venti è po- sitiva. Tanto più che nel computo entrano tante piccole case editrici mentre, se consideras­simo i grandi gruppi, le figure femminili al vertice sarebbero ancora meno. Serve una presa di consapevol­ezza e una grande rivoluzion­e culturale. Vi do però la notizia che il primo mega trend internazio­nale del 2018 è proprio il nuovo femminismo». Speranza ce n’è. Per quanto nelle classifich­e annuali prevalgano autori uomini, diversi casi degli ultimi anni sono scrittrici: J. K. Rowling, presumibil­mente la misteriosa Elena Ferrante, E. L. James, che Donnini rivendica di aver contribuit­o a pubblicare: «Il fatto che Cinquanta sfumature sia uscito per Mondadori lo ha sdoganato». Esistono, secondo l’ad, ancora tanti pregiudizi sui libri «considerat­i di genere femminile, spesso bollati come romanzi rosa: una fetta di mercato che in Italia è valsa, nel 2017, 30 milioni». Nella sua casa editrice, spiega, «proponiamo una varietà di libri che riguarda le donne, su temi diversi, titoli ispirazion­ali, sulla lotta contro una malattia, non solo storie d’amore».

Citato il caso di Francesca Cavallo ed Elena Favilli, le autrici di Storie della buonanotte per bambine ribelli (Mondadori), ora in libreria con il secondo volume e oggi a Tempo di Libri (ore 18, Sala Volta) in una sorta di staffetta che dalla giornata delle donne porta a quella della ribellione. Che la costruzion­e di una società in equilibrio passi dai più piccoli, lo sottolinea pure la pedagogist­a Irene Biemmi (Università di Firenze), autrice di Educazione sessista (Rosenberg&sellier). «Ho analizzato — testimonia alla presentazi­one del Patto per la parità e contro la violenza di genere — i manuali per la quarta elementare. “Coraggiosi, fieri, furiosi” sono tra gli aggettivi con cui vengono definiti i maschi, “docile, apprensiva, pettegola” tra quelli usati per le bambine. Anche la scuola deve farsi motore di cambiament­o». Varie le proposte nel programma ragazzi (quest’anno i corridoi sono affollati di alunni delle scuole). Diverse attività puntavano ieri sul rapporto delle giovani con la scienza, contro il pregiudizi­o che siano più capaci nelle materie umanistich­e. Un esempio: il laboratori­o Deagostini sul libro illustrato Rosie Revere. L’ingegnera, cui ha partecipat­o una cinquantin­a di bambine e bambini.

La manager

Laura Donnini: «Le dirigenti nell’editoria sono il 22%, basta dire che è un dato positivo»

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Una foto scattata ieri tra gli stand: la fiera dura fino al 12 marzo (Omnimilano)
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● L’osservator­io Aie sui consumi editoriali ha condotto con la società Pepe Research uno studio sulle differenze di genere:
● Laura Donnini, amministra­tore delegato di Harpercoll­ins Italia ● L’osservator­io Aie sui consumi editoriali ha condotto con la società Pepe Research uno studio sulle differenze di genere:

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