Contaminazioni antico-moderno, la mostra triplica gli spazi
Al via oggi a Torino «Anche le statue muoiono», progetto espositivo che coinvolge Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Musei Reali
Una mostra, certo, che assembla presente e passato, contemporaneo e antichità. O, meglio, una riflessione sull’importanza del patrimonio culturale e sulla sua conservazione scandita da reperti millenari, installazioni, video, fotografie.
Dietro il titolo di Anche le statue muoiono, «rubato» al documentario del 1953 realizzato da Alain Resnais, l’algido e affascinante regista francese della condizione umana (L’anno scorso a Marienbad), non c’è dunque soltanto un progetto espositivo che da oggi coinvolgerà Torino e tre Le sedi
● La mostra Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo si apre oggi a Torino in tre sedi: Museo Egizio (fino al 9 settembre), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (fino al 29 maggio), Musei Reali (fino al 3 giugno) delle sue istituzioni culturali più attive: Museo Egizio (fino al 9 settembre), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (fino al 29 maggio), Musei Reali (fino al 3 giugno) oltre al Centro ricerche archeologiche e scavi (Crast) per quello che riguarda il restauro. C’è un’idea di collaborazione (che la città ha peraltro efficacemente sperimentato in occasione della mostra Come una falena alla fiamma alle Ogr da poco conclusa) ma anche il desiderio di rinnovare e ampliare concetti ormai «classici» come museo, mostra, conservazione, patrimonio e (in fondo) persino di arte.
Il progetto elaborato dai curatori (Irene Calderoni, Stefano de Martino, Paolo Del Vesco, Christian Greco, Enrica Pagella, Elisa Panero) si iscrive nel programma dell’anno europeo del patrimonio 2018 e si articola attorno a tre temi principali: distruzione-saccheggio, potere delle immagini, musei. Temi che verranno ulteriormente esplorati nell’ambito di un simposio internazionale in programma il 28 e 29 maggio, sempre a Torino.
Per l’occasione l’egizio si apre per la prima volta all’arte contemporanea ospitando, nella sala dedicata a Khaled al-asaad (ucciso dall’isis nel tentativo di difendere il sito di Palmira), i lavori di nove «nuovi» artisti (tra cui Ali Cherri e Liz Glynn) accanto ai nove volti fotografati da Mimmo Jodice e a quelli dei governatori di Qau el-kebir (19001850 a.c.). Alla Sandretto Re Rebaudengo si indaga, invece, più direttamente sul presente: un’installazione di Kader Attia fatta di 16 teche museali vuote e con i vetri infranti Un particolare di Fragments II, l’installazione realizzata da Ali Cherri (Beirut, 1966) al Museo Egizio per la mostra Anche le statue muoiono «per riflettere su come i reperti possano essere oltraggiati» affiancata dai lavori di Mark Manders, Simon Wachsmuth, Lamia Joreige e da frammenti antichi.
Un mix di reperti assiri, ciprioti e romani, tavole quattrocentesche del fiammingo Rogier van der Weyden, maxilavori di Mariana Castillo Deball, documentari realizzati dal Crast durante gli scavi in Iraq segnano poi il tragitto attraverso i Musei Reali. Ancora una volta storie di Statue che muoiono (come l’immagine simbolo della mostra firmata da Mimmo Jodice) ma anche di nuovi possibili contesti. E, dunque, di futuro.