I risultati elettorali, la tv generalista e gli ascolti dei talk
Èvero, il web ha giocato un ruolo decisivo in questa ultima campagna elettorale. Ha vinto l’algoritmo dell’emotività, della ripetizione, dell’insulto (dopo Trump e Brexit) ma, stando agli ascolti, anche la tv generalista ha fatto la sua parte. Escluso il M5S, che ha preferito battere il territorio e frequentare il video più come notizia che come presenza, tutti gli altri partiti hanno scelto la tv come campo di battaglia principale. Generando alcuni effetti perversi non preventivati. La tv non agisce mai direttamente, non è mai causa di un effetto immediato; procede di preferenza in modo trasversale, sottopelle. Le dosi massicce di talk show e di teatrini politici televisivi hanno avuto audience inaspettata. Tuttavia, è molto probabile che questi stessi talk, per eccesso, abbiano saturato le attese, contribuendo non poco alla nausea della politica, soprattutto alla nausea dei partiti tradizionali. I due partiti che più hanno sofferto sono stati Forza Italia e il Pd. Quali sono stati i due programmi di approfondimento politico di Mediaset? «Dalla vostra parte» condotta da Maurizio Belpietro e «Quinta colonna» condotta da Paolo Del Debbio. Ebbene queste due trasmissioni hanno sempre cavalcato l’emozione incontrollata, quella che si manifesta nella piazza berciante, nella demagogia, nelle fabbriche della lagna continua. Così, nell’ambito del centrodestra, succede che la Lega batta Forza Italia. Raitre è storicamente la rete della sinistra (non renziana).
Quali sono stati i programmi di approfondimento politico? «Mezz’ora in più» di Lucia Annunziata e «Cartabianca» di Bianca Berlinguer. Che sono due trasmissioni di modernariato ideologico, di personalismi, di rendita di posizione. La rappresentanza (che aveva nella piazza il suo luogo d’«elezione») ha lasciato il posto alla rappresentazione, che ha le sue regole, i suoi riti e anche le sue perversioni.