E Gianni Letta cerca una strada: serve pazienza
Per il consigliere servirà tempo. Sospetti sulle strategie di ballottaggio tra Salvini e Di Maio
Non c’è tempo per voltarsi indietro a recriminare sugli errori del passato che rischiano di compromettere presente e futuro. Né Gianni Letta si è attardato con Berlusconi a rivendicare che il Rosatellum era pericoloso. Ora è il tempo di rimediare.
Certo non è facile elaborare una strategia dopo il risultato elettorale che ha consegnato a Di Maio e Salvini una posizione di dominio sulla scacchiera politica. Peraltro «l’impressione» — questi sono i termini edulcorati con cui Letta si rivolge a Berlusconi — è che il capo dei grillini e il segretario della Lega «stiano orientando all’unisono le loro mosse per liquidare qualsiasi soluzione di governo». Il Cavaliere, rabbuiato, ascolta in silenzio l’analisi della situazione pronunciata dal suo eterno consigliere e sa prima di sentirlo quali saranno le sue conclusioni: «L’intento è chiaro. Vogliono risolvere la cosa entro tre mesi».
L’obiettivo di entrambi è tornare subito alle urne, fare delle prossime elezioni una sorta di ballottaggio per vedere chi dei due conquisterà a Palazzo Chigi. Perché in questa legislatura, nonostante lo sfoggio di ottimismo, sono consapevoli di non poter aspirare alla premiership. La Terza Repubblica non è ancora nata, siccome la Seconda non si è ancora del tutto consunta: serve rivotare per celebrarne i funerali. E dunque bisogna far terra bruciata di tutti e di tutto il vecchio armamentario per disporsi al duello. Per farlo, rispondono «sì» all’appello al «senso di responsabilità» del capo dello Stato, offrendo come prova di lealtà l’appuntamento alle Camere sul Def, dove sono pero pronti a riproporre i loro irrealizzabili progetti avanzati in campagna elettorale. Un modo di usare il Parlamento per la prosecuzione della loro campagna elettorale.
«Come se noi avessimo gli anelli al naso», dice Letta a Berlusconi, concedendosi un’espressione popolana: «Ma la realtà è più complessa e sono talmente complessi i problemi del Paese che sarà necessario garantirgli un governo». È questo che vuole sentirsi dire il Cavaliere: il suo regno per un governo, «una legislatura di almeno due anni», perché se la legislatura parte prevarrà poi nel Palazzo l’istinto di conservazione. Letta è confidente che parole e opere di Mattarella «alla fine faranno breccia», e che «un vero senso di responsabilità accomunerà le forze politiche». Ma ora serve «pazienza», unico antidoto contro l’impazienza di Salvini e Di Maio: «Bisogna far decantare la situazione e si arriverà a una soluzione positiva».
Non è dato sapere se si tratti di autentico convincimento, dettato anche dall’attesa di capire cosa succederà nel Pd, o piuttosto se sia solo un auspicio, utile a lenire i dolori del leader. Che si spinge fino a prefigurare il migliore (per lui) dei mondi possibili. «Se non si potesse formare un esecutivo politico di centrodestra», e il Cavaliere sa che non si potrà formare, allora l’unica prospettiva sarebbe un gabinetto che nasce grazie alle fatiche del presidente della Repubblica: «Ma servirebbe un coinvolgimento di tutti». E con quel «tutti» Berlusconi intende anche i Cinquestelle: «O la prossima legislatura arriverebbero al 40%».
Già, ma quante sono le possibilità che l’operazione riesca se Salvini agisce davvero «all’unisono» con Di Maio? Perché al rischio di veder fallire la missione si uniscono i timori (più che fondati) che il leader della Lega abbandoni il Cavaliere lungo la salita verso il Quirinale, e proceda con un’opa ostile su Forza Italia. La frase con cui ieri il capo del Carroccio ha arringato i suoi parlamentari («siamo in 183 ma presto saremo molti di più») è stata giudicata da Letta «una sgradevole battuta che prelude a una minaccia di shopping» nel gruppo azzurro.
Dietro si staglia minaccioso il progetto di una Lega-italia, che coinvolgerebbe anche il governatore ligure Toti. La sua foto a Portofino insieme a Salvini e la sua tesi su un futuro «contenitore unico del centrodestra» fa infuriare Berlusconi: «Almeno lui — commenta Letta — ha avuto il coraggio di sostenere cose che pensa da tempo. Piuttosto deve dispiacere che altri la pensino come lui senza dirtelo». Ma non è il momento di replicare, nemmeno «all’uso improprio» che il segretario della Lega fa dell’appellativo di leader della coalizione. Le energie vanno concentrate per contrastare la strategia delle divergenze parallele che Di Maio e Salvini stanno attuando. «C’è bisogno di tempo», ripete Letta a Berlusconi. Se sia un convincimento o solo un auspicio, si vedrà.
Il nodo Toti
L’uscita sul partito unico del governatore non è piaciuta al leader di Forza Italia