Corriere della Sera

Il Niger respinge la missione dei soldati italiani

Inviati 40 specialist­i per la ricognizio­ne, ma il contingent­e è bloccato per l’opposizion­e di due ministri di Niamey

- Di Fiorenza Sarzanini

La missione militare italiana in Niger è in stallo. Per la seconda volta, il governo di Niamey ha comunicato a Roma la sua contrariet­à all’arrivo di soldati italiani per contrastar­e il traffico di esseri umani e il terrorismo. Il ministro dell’interno del Niger, Mohamed Bazoum, sostiene di non essere mai stato messo al corrente della missione da parte dell’italia; la titolare del ministero della Difesa italiano, Roberta Pinotti, ha però due lettere di richiesta firmate dal suo omologo nigerino. L’impegno prevedereb­be la presenza anche in Mauritania, Nigeria e Benin di 470 militari, 130 mezzi terrestri e due C130, per una spesa di circa 30 milioni di euro.

La missione militare in Niger è ormai in stallo. Per la seconda volta il governo di Niamey dice no all’arrivo dei soldati italiani da impiegare contro l’immigrazio­ne clandestin­a e il terrorismo. Nonostante la squadra di 40 specialist­i inviati in Africa dopo l’approvazio­ne della delibera di Palazzo Chigi (avvenuta in Parlamento il 17 gennaio scorso) abbia già effettuato il sopralluog­o ricognitiv­o e di pianificaz­ione in vista della prima partenza di 100 uomini prevista per giugno, tutto rischia di fermarsi. L’ultimo stop è stato comunicato ieri dal ministro dell’interno, Mohamed Bazoum, che ha ripetuto quanto era già trapelato dal ministero degli Esteri due mesi fa sulla contrariet­à all’invio del contingent­e, rilanciato Al comando Mahamadou Issoufou, 65 anni, presidente del Niger dal 2011, alleato dell’occidente contro gli estremisti dall’emittente francese Rfi. E proprio questo aveva accreditat­o l’ipotesi che dietro questa «chiusura» ci fosse il governo di Parigi, che ha un contingent­e presente in quell’area con un ruolo di primo piano, insieme con Stati Uniti e Germania. Una situazione che mette all’angolo l’italia, anche se il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha due lettere di richiesta firmate dal collega Kalla Moutari e la nostra presenza in Niger viene ritenuta strategica.

«Solo esperti»

Parla a Rainews il ministro Bazoum e definisce «inconcepib­ile» la missione. Sostiene di aver appreso la notizia dell’invio dei militari «dai media, perché non ci sono mai stati contatti in merito tra Roma e Niamey». In realtà Pinotti ha incontrato Moutari il 26 settembre scorso e poi ha consegnato al Parlamento due lettere datate 1° novembre 2017 e 15 gennaio 2018 con le quali le autorità del Niger chiedono all’italia cooperazio­ne «per l’addestrame­nto per il condi trollo dei confini». Ma Bazoum ribadisce che si può pensare al massimo a una «missione di esperti, senza ruoli operativi» e in ogni caso esclude possano essere 470 come era stato deciso. La posizione dell’italia era stata chiarita, dopo l’approvazio­ne della delibera, dal ministro degli Esteri Angelino Alfano: «Il dispiegame­nto della missione non può che avvenire su richiesta delle autorità nigerine e sulla base di consenso per rispettare profondame­nte la sovranità del Niger. Sono ovvietà, ma nell’ambito del diritto internazio­nale è fisiologic­o che sia così».

Uomini e mezzi

A questo punto bisognerà stabilire quale sia la forza prevalente all’interno del governo Niamey. Anche perché l’impegno prevede una presenza pure in Mauritania, Nigeria e Benin con l’invio di 120 persone nel primo semestre 2018 per arrivare a 470 soldati entro la fine dell’anno, 130 mezzi terrestri tra cui Lince e due velivoli C130. In particolar­e il progetto prevedeva l’invio di personale per lavori infrastrut­turali; una squadra di rilevazion­i contro le minacce chimiche-biologiche-radiologic­he-nucleari (Cbrn); una unità di supporto e «force protection»; una unità per la raccolta informativ­a, sorveglian­za e ricognizio­ne a supporto delle operazioni (Isr). Il tutto per una spesa di circa 30 milioni di euro.

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