Migranti, la sfida europea
Stretta nel negoziato sugli accordi di Dublino. Critiche dai Paesi nordici
Ora che il negoziato sui rifugiati sta entrando nel vivo a Bruxelles, alcuni sherpa di altri Paesi europei a hanno notato il primo effetto peculiare del voto in Italia: gli estremi opposti si toccano. Matteo Salvini, il segretario della Lega premiato nelle urne grazie a una piattaforma anti immigrazione, ha subito ringraziato il leader che in Europa fa forse più di ogni altro per esacerbare il problema migratorio in Italia: il premier di Budapest Viktor Orban.
Proprio l’ungheria, non da sola, resta l’ostacolo da superare nei prossimi giorni e nei tre mesi che verranno per arrivare a un accordo che permetta di redistribuire le richieste di asilo in Europa. Non sarà facile, ma il negoziato è imminente: al più tardi martedì, la Commissione europea dovrà mandare ai 28 governi una bozza concreta di compromesso. Giovedì si incontrano i tecnici dei diversi Paesi per parlarne. Così l’italia si prepara a rinegoziare un sacro Graal della campagna elettorale appena conclusa gli accordi di Dublino sul diritto d’asilo - proprio quando manca un governo nel pieno delle sue funzioni. A seguire, probabilmente in un vertice informale dei leader a maggio, il prossimo premier (se per allora ci sarà) dovrà esordire in Europa con una decisione che rischia di lasciare il segno per decenni: accettare o no un nuovo sistema che aumenta gli obblighi dell’italia nel registrare, selezionare e gestire le richieste di asilo, ma muove solo qualche timido passo nella redistribuzione dei rifugiati nel resto dell’europa sulla base di un sistema di quote. Contro quest’ultima ipotesi, disegnata per allentare la pressione su Italia e Grecia, fanno muro l’ungheria, la Polonia e vari altri Paesi d’europa centro-orientale. Alcuni degli stessi governi che si sono congratulati con la Lega di Salvini, mentre prima del voto Giorgia Meloni di Fratelli d’italia è stata accolta come un’alleata proprio a Budapest.
Non è però solo da questi dettagli che s’intuisce come le elezioni italiane stiano avendo un effetto sulle posizioni di altri Paesi. La prima lezione che vari altri governi hanno tratto dai risultati di domenica scorsa è che una crisi migratoria scardina gli equilibri politici. Da Parigi, il presidente Emmanuel Macron lo ha ammesso in modo diretto: «L’italia ha indubbiamente sofferto di un contesto di forte pressione migratoria in cui vive da mesi e mesi - ha detto - Dobbiamo tenerlo a mente». Ciò non ha impedito alla Francia di rimpatriare in Italia anche gli minori non accompagnati in questi ultimi mesi, in violazione dell’articolo 6 dell’accordo di Dublino e degli articoli 3, 20 e 22 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. I respingimenti verso l’italia di bambini e adolescenti soli dalla Francia e dall’austria, a volte anche in malo modo, sono documentati dall’organizzazione umanitaria Intersos.
Il senso politico è chiaro:
Distanza
In Paesi come Olanda e Svezia si ritiene che l’italia sia vittima della propria inefficienza
Frontiere alpine I confini resteranno chiusi e le quote di redistribuzione (quasi) irraggiungibili
poiché il caso Italia dimostra che i rifugiati sono materiale politicamente esplosivo, le frontiere alpine resteranno chiuse e le quote di redistribuzione saranno (quasi) irraggiungibili. La voglia di aiutare non è molta, anche perché in Paesi come Olanda o Svezia si ritiene che l’italia sia vittima soprattutto della propria inefficienza nel gestire gli afflussi di stranieri. Anche per questo ora il negoziato è in salita. Per far votare ai governi Ue un’ipotesi di distribuzione di rifugiati negli altri Paesi, in base all’ipotesi attuale di negoziato, bisogna che gli sbarchi siano almeno il 160% di quelli dell’anno prima. Altrimenti devono restare comunque tutti nel Paese di primo approdo.
Intanto la primavera si avvicina e con essa mari più navigabili. A gennaio le persone sbarcate sono state 4.100, poco meno di un anno prima (mentre a febbraio il maltempo ha fermato gli arrivi). Ora resta da capire quale governo italiano sarà in carica a maggio per gestire un’eventuale nuova ondata di migranti. E come.