«L’ultima spiaggia» al centrodestra: il Pd ci ignora
Ci sarà anche un riposizionamento di ombrelloni, ora, a Capalbio, dopo il 4 marzo? «La prima fila per Luigi Di Maio con l’ombrellone numero 32, in omaggio alla percentuale di voti nazionale; la seconda fila a Matteo Salvini; i dem invece più indietro verso le dune...», scherzano Riccardo Manfredi e Adalberto Sabbatini, due dei titolari dell’ultima spiaggia, stabilimento cult che da 30 anni è il rifugio balneare di presidenti (Napolitano), ministri (Clini, Martelli), segretari di partito (Occhetto e Rutelli), grandi intellettuali (Asor Rosa), dirigenti d’azienda (Fabiani, Petruccioli) e giornalisti famosi (Palombelli, Formigli). Cento ombrelloni e una concentrazione di potere formidabile. Il «buen retiro» della sinistra in Maremma è andato in crisi subito dopo lo spoglio: anche a Capalbio, infatti, è stato uno choc. Qui ha vinto la Lega che per appena 5 voti ha battuto i 5 Stelle. Il Pd è finito addirittura terzo e tra quelli che per la prima volta non l’hanno votato c’è proprio Adalberto Sabbatini dell’ultima spiaggia, socio fondatore della sezione Pd di Capalbio che dopo dieci anni, però, ha deciso di non rinnovare più la tessera e stavolta ha optato per Forza Italia (Manfredi, l’altro socio, giura invece di esser rimasto fedele alle origini). «È stato il mio amico Stefano Mugnai (coordinatore degli azzurri in Toscana e neo-eletto in Parlamento, ndr) — racconta Sabbatini — a convincermi a fare il grande passo. Il Pd renziano se n’è sempre fregato di noi balneari, mentre Lega e Forza Italia ce l’hanno detto chiaramente: votate per noi e vi salveremo. Mugnai, come Mara Carfagna, è anche lui un habitué dell’ultima spiaggia. E io gli ho voluto credere».