Emilio Carelli
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La mia spilla? È dei 5 Stelle Tante volte mi hanno chiesto di candidarmi in Forza Italia, ma io non l’ho mai fatto
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È vero noi siamo cambiati rispetto a cinque anni fa, però anche voi giornalisti eravate più aggressivi
ROMA C’era una volta lo streaming, il francescanesimo, la democrazia dal basso. Nel marzo del 2013, i primi e spauriti parlamentari 5 Stelle si radunarono all’hotel Saint John (54 euro una doppia) vicino alla Stazione Termini. Per pagare le consumazioni al bar, fecero delle collette, mentre furono i parlamentari romani a saldare il conto della sala, impietositi dalle spese di trasferta dei forestieri. Cinque anni dopo, eccoci al pariolino Grand Hotel Parco dei Principi, 5 Stelle Luxury (225 euro a notte), «l’oasi più prestigiosa e ricercata della Capitale», tra stucchi e poltroncine Impero.
Allora erano in 163, molti precari e disoccupati, quasi tutti in arrivo da esperienze locali nei meetup. Ora sono 339 (non il triplo, come ripete Luigi Di Maio), un centinaio riconfermati dalla scorsa legislatura, gli altri pescati nel mondo delle professioni, tra medici, avvocati, giornalisti, docenti universitari. Resta invariata la diffidenza verso la stampa, irrobustita dalle direttive diramate dalla «Comunicazione»: non si parla con i giornalisti (salvo quelli eletti). E così, la maggior parte non rivela neanche il numero di matricola, mentre pochi coraggiosi declinano le generalità, prima di scappar via spinti dai colleghi più anziani.
Le star sono i nomi noti, come Emilio Carelli, gentilissimo ma anche lui sigillato dagli ordini superiori. Si limita a rispondere alle provocazioni: «La spilla? È dei 5 Stelle non di Forza Italia. Me l’hanno chiesto un sacco di volte di iscrivermi a Forza Italia, ma io non l’ho mai fatto». Anche Gianluigi Paragone ha il badge a 5 Stelle, più stiloso del Sole delle Alpi, che conosceva bene quando dirigeva La Padania. Altri si accontentano del cartellino «guest».
I parlamentari al secondo mandato sono più sciolti. Matteo Mantero, che guida la pattuglia ligure, scherza: «Ah, eccovi. Ragazzi, questi sono i cronisti da evitare». Alessio Villarosa è più rilassato del