Corriere della Sera

Le lacrime per Martina e Alessia Il prete: preghiamo per il padre

Latina, mormorio in chiesa. Il religioso: «La famiglia lo ha perdonato»

- Michele Marangon Virginia Piccolillo

Martina e Alessia, uccise dal padre, sono lì: tra fiori e ragazzini che singhiozza­no. Senza la mamma, che lui aveva tentato di ammazzare. Don Livio, al microfono, dice: «Pregate anche per questo papà». Un brusio di sconcerto e di rabbia soffocata interrompe l’invocazion­e del parroco, che si riprende e dice: «Scusate, ma la famiglia ha perdonato».

Loro sì. Almeno le sorelle. Ma in tanti, sul sagrato dove hanno trovato spazio le 15mila persone arrivate ai funerali, non si danno pace. «Cosa doveva fare di più Antonietta? Aveva parlato, fatto esposti, chiesto aiuto», dice Laura, vicina di casa che il 28 febbraio si è svegliata con i 4 colpi della pistola di ordinanza con cui il carabinier­e Luigi Capasso ha sparato alla moglie in faccia, a una spalla e all’addome. Prima di sfilarle le chiavi dell’appartamen­to con la ringhiera rossa dove lei, dopo tradimenti e percosse, viveva sola con le bambine e andare a ucciderle prima di togliersi la vita. «L’aveva menata davanti a tutti, anche davanti ai cancelli della Findus. Gli dovevano levare la pistola e trasferirl­o lontano. Invece tutti zitti», aggiunge Roberta, collega di Antonietta.

I bambini hanno in mano palloncini a forma di cuore, pronti a volare in cielo come Martina e Alessia che nel manifesto funebre sorridono accanto alla mamma. «Non sorrideva più tanto Martina. Era cambiata», dice Asia che faceva catechismo con lei. «A danza non veniva più perché il padre non voleva» aggiunge Aurora, che ha gli occhi verdi pieni di lacrime. E confessa: «Adesso abbiamo tutti paura: il terrore». Quel «papà divertente e scherzoso», che si trasforma in killer fa credere che possa succedere anche a loro.

Intanto don Livio dà l’estremo saluto alle «bambine tanto amate». E si chiede: «Ma è davvero tutto finito? Sono 50 anni che sono sacerdote e ho celebrato tanti funerali: di persone suicide o uccise, di giovani e anziani. Qualcuno potrebbe pensare che ormai sono abituato alla morte. No! Quando vedo una bara bianca un senso di ribellione mi assale. Mi chiedo dove trovare la risposta? La troviamo in questo luogo.». La messa finisce e molti vorrebbero ricordare le amiche. «Pubblicher­emo i messaggi nel giornalino della parrocchia». Parla invece l’ordinario militare dell’arma e torna a invitare alla preghiera.

Poi la cerimonia privata nel cimitero a due passi dalla Collina del Sole, dove la famigliola si era trasferita da Napoli. Fuori lo striscione dei ragazzi di Cisterna con la frase di Eros Ramazzotti: «Sta passando Novembre, siamo tutti un po’ più soli».

Le sorelle vorrebbero riportare le piccole e Antonietta in Campania. Aspetteran­no che lei guarisca. È fuori pericolo. Ma le ferite interiori preoccupan­o di più. Ieri ha pregato per le bimbe. Intanto si attende che le indagini dicano come sia stato possibile tutto questo.

L’amica delle bimbe

I palloncini a forma di cuore: «Martina non sorrideva più, adesso abbiamo tutti paura»

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