La madre del giovane ucciso: «Maledetto killer, inizia la caccia»
Pescara, Alessandro Neri colpito al torace con la pistola. La famiglia produce vino
SPOLTORE (PESCARA) «Io vedrò in faccia chi ha ucciso mio figlio. Maledetto. E se c’è un mandante, voglio vedere in faccia anche lui. Oggi comincia la mia vita, la caccia è iniziata». Laura Lamaletto sembra una roccia. Le sue parole, ripetute per tutto il giorno su Facebook, agli amici accorsi ad abbracciarla e persino davanti alle telecamere, sono dure come pietre. Un mistero avvolge la morte del figlio, Alessandro Neri, 29 anni, «un ragazzo acqua e sapone e senza problemi», ucciso con un colpo d’arma da fuoco e trovato cadavere in un fosso del torrente Vallelunga, vicino al cimitero di San Silvestro, alla periferia di Pescara.
Il corpo è stato scoperto dai cani molecolari, dopo che la zona del ritrovamento era stata individuata grazie al cellulare che Alessandro ancora aveva indosso. Era sparito lunedì alle 18, dalla casa di via Londra, a Spoltore, nell’entroterra, dove viveva con la famiglia. E l’allarme lo aveva lanciato proprio la mamma. Poi c’è la sua auto, una Fiat Cinquecento cabrio di colore rosso, trovata mercoledì mattina davanti a una pizzeria del capoluogo, a circa sei chilometri di distanza dal fosso. Il titolare ha riferito che quell’auto la sera prima non c’era.
Rapina? Vendetta? Un litigio per motivi passionali finito male? «Non possiamo escludere niente, più passano le ore e più aumentano le piste investigative passate al setaccio» dice il comandante provinciale dei carabinieri, Marco Riscaldati. Potrebbe trattarsi di un delitto «artigianale», non un regolamento di conti, da cui sarebbe emersa poi la necessità di occultare il cadavere. Qualcosa in più emergerà dall’autopsia, prevista oggi.
Il corpo è stato trovato in una posizione innaturale, con le gambe immerse nell’acqua e il busto piegato verso la sponda. L’ipotesi è che sia caduto dall’alto, oltre il guardrail situato a tre metri e mezzo di distanza, e atterrato nello stretto canale in posizione quasi seduta. A un primo esame, il suo cuore ha cessato di battere 48 ore prima del ritrovamento. L’assassino, ammesso che sia uno solo, potrebbe averlo ucciso e trasportato in quella zona oppure avergli sparato proprio lì. Almeno un colpo, partito da una pistola, gli ha lacerato il torace. Un esperto del Ris, oggi, chiarirà a che distanza è stato esploso e se, ad esempio, è avvenuto in un luogo chiuso, come può essere l’abitacolo di un’auto, o all’aperto.
Alessandro aveva indosso i suoi vestiti e il cappuccio calato in testa. Non è stato trovato il portafogli. L’indagine, condotta dal pm Valentina D’agostino, cerca di ricostruire amicizie e frequentazioni. Si spera, tra le altre cose, di recuperare immagini utili da alcune telecamere che inquadrano la zona vicina al litorale in cui è stata lasciata l’auto, riconosciuta e avvistata dagli amici di Alessandro due giorni dopo la sua scomparsa.
Non viene presa in considerazione alcuna pista estera, per esempio legata al Venezuela, dove per anni il nonno Gaetano Lamaletto ha gestito una fiorente attività nel campo edile. Agli interessi di famiglia, peraltro, Alessandro era ancora molto legato per il lavoro che svolgeva per l’azienda vitivinicola gestita fino a pochi anni fa dalla madre e dal padre Paolo, poi passata di mano a uno dei cugini. ● Sul torace, il foro di un proiettile. Secondo gli inquirenti Neri potrebbe essere stato ucciso altrove. La sua auto è stata trovata in centro a Pescara