Save the duck diventa «grande»
film, Timothée Chalamet.
Così Mr. Ivory è diventato immediatamente «virale» su Internet: suo il look maschile della notte degli Oscar più visto e commentato, eclissando anche il giovanissimo Chalamet in smoking bianco Berluti con stivali neri e il co-protagonista Armie Hammer in velluto porpora di Giorgio Armani.
Americano innamorato dell’italia — Venezia è «la magica città sull’acqua» della sua vita, dove alle Gallerie dell’accademia c’è il quadro che gli è più caro: la Vecchia di Giorgione che ammirò la prima volta da ragazzo, subito dopo la guerra — Ivory ha dato lezione di sprezzatura: il dono di saper fare con semplicità le cose difficili.
Lui che ha scritto con tale freschezza un film sul primo amore, sulla confusione dell’adolescenza, sulle tempeste dei sentimenti nel cuore di un ragazzo, non poteva presentarsi alla cerimonia vestito normalmente: e ha chiesto a un bravo artista inglese, Andrew Mania, di ritrarre Chalamet sulla sua camicia, come omaggio a quell’attore-ragazzino di talento (Chiamami col
L’apertura del primo monomarca a Milano nel prossimo inverno e di altri flagship store a Shanghai, Tokyo, Londra, New York e San Francisco fanno parte del piano di crescita di Save the Duck, l’azienda fondata nel 2011 da Nicolas Bargi (nella foto con Filippo Gaggini), che produce piumini senza piuma d’oca e solo nel 2017 ha salvato 3 milioni di oche. Ora la società vuole diventare «grande» e cambia l’assetto proprietario. Esce dall’azionariato Marina Salamon ed entra il fondo di private equity Progressio Sgr, diretto da Gaggini, con una quota del 65%(il 51% della holding Alchimia di Salamon e il 14% di Bargi a cui rimane il 35%), che ha valutato l’azienda 65 milioni. Obiettivi a 3 anni: raddoppio del fatturato (31,5 milioni nel 2017) e aumentare l’ecommerce. «Consolideremo — dice Bargi — la filosofia animal friendly e green con materiali sempre più sostenibili, come il mix tra derivati dal riciclo e canna da zucchero».