Mini casetta? No furgoncino L’ultima frontiera della vita smart
Dimenticate le mini casette, che tra la recessione e i tassi demografici a zero sono ormai un piccolo motore immobiliare, simbolo triste ed ingannevole della decrescita felice. Il nuovo trend negli stili abitativi e di vacanza è ancora più spartano: è il furgoncino. Come lo storico pulmino dei figli dei fiori, il T2 della Volkswagen, ma attrezzato. Mollare tutto per vivere in furgone, spesso senza un bagno, chi non l’ha mai sognato? A quanto pare moltissimi. È la #vanlife, dall’hashtag che folleggia in milioni di post sui social media, in centinaia di account dedicati. Spiagge isolate, montagne, deserti. «I nuovi giovani cercano esperienze, non alberghi», spiega al Washington Post il capo della neozelandese JUCY, che li affitta. «Il cliente tipo ha sotto i 35 anni e pianifica poco». I loro van, con stufa, frigo, luci led e lettore dvd, costano da $45 al giorno ad oltre $100 e ci si dorme in due, più altri in una tenda sul tetto. I più lussuosi sono di Vintage Safari, fino a $295. Ma la #vanlife non è il villone su ruote di programmi come Epic: Camper XXL, è shabby-chic, minimalista, avventurosa. E soprattutto instagrammabile. Perfetta per andare a Coachella e a Burning Man. «Il furgoncino non è grande abbastanza per starci tutto il giorno», racconta un giovane entusiasta. «Ti spinge a uscire, a goderti il paesaggio, ti senti padrone del mondo. Poi, certo, quando c’è brutto tempo riparo dalla mamma». Partono senza saper cambiare una gomma, tanto che fioccano i siti che avvertono come non sia tutto bohémien. «Ci sono i furti, si rompe il motore...».
Così, se la mini casetta era lo spogliarsi di tutto, il furgoncino, che è spogliarsi di più, è soprattutto spensierato. È non aver radici (o giocare a), è ritardare l’adultezza. Tranne per chi, dentro a un furgone, è costretto a viverci davvero.