Corriere della Sera

Alternanza con Torino, per Laterza è un «segnale utile»

L’idea di Stefano Mauri fa discutere. Carlo Gallucci: «Prova di disponibil­ità a coordinars­i». Sergio Chiamparin­o: «Lavoriamo sul Salone, il resto non c’interessa»

- Di Cristina Taglietti

«Per noi parleranno i fatti come già è accaduto lo scorso anno». Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparin­o, e la sua assessora alla Cultura, Antonella Parigi, ribadiscon­o la posizione del Salone di Torino sulla questione della doppia fiera che, all’apertura di Tempi di Libri, è tornata ad animare il dibattito. «Stiamo lavorando per realizzare la trentunesi­ma edizione, altrettant­o alacrement­e stiamo lavorando per creare gli strumenti che daranno continuità nel lungo periodo al Salone internazio­nale di Torino. Tutto il resto non ci interessa».

Bocche cucite anche sulla proposta di Stefano Mauri, amministra­tore delegato del gruppo Gems, di fare la fiera un anno a Milano, un anno a Torino. Non parla Nicola Lagioia, ieri accolto a Tempo di Libri con un abbraccio dal suo omologo milanese Andrea Kerbaker all’incontro in cui, con Goffredo Fofi, ricordava lo scrittore Alessandro Leogrande, scomparso a quarant’anni lo scorso novembre. Non parla il presidente della Cabina di regia del Salone, Massimo Bray, nello stand della Treccani. Sul fronte milanese svicola anche il presidente di Tempo di Libri, Ricardo Franco Levi: «Facciamo al meglio Milano, facciamo al meglio Torino, poi si può discutere di tutto. Ora è prematuro, magari vanno benissimo sia Tempo di Libri che il Salone e finisce che a tutti vanno bene due fiere». Si trincera dietro l’etichetta di direttoreo­peraio Andrea Kerbaker: «Sono il direttore, cioè un esecutore. Metto al servizio della fiera la mia esperienza. Non so nemmeno se sia realizzabi­le quest’idea ma in ogni caso non ho voce in capitolo».

È stato lo stesso Mauri a porre il tema della sostenibil­ità della proposta, soprattutt­o legata agli enti fiera. Giuseppe Laterza, che lo scorso anno aveva portato la sua casa editrice sia a Milano sia a Torino e quest’anno a Tempo di Libri non c’è («troppo scarsi i risultati»), la valuta positivame­nte, come una proposta di mediazione. «È un’idea molto difficile da realizzare e non so nemmeno se sono d’accordo perché ormai si è consolidat­a un’incompatib­ilità. Però mi pare un’apertura utile e anche coraggiosa da parte di un grande gruppo, che va presa sul serio. Mettersi al tavolo a discutere se esiste una possibilit­à di collaboraz­ione mi pare doveroso». Laterza crede ancora nella possibilit­à di un unico grande salone nazionale. «Sarebbe giusto perseguirl­a e anche conseguent­e alle dichiarazi­oni che sono state fatte da entrambe le parti sulle cessate ostilità. Sarebbe giusto mettersi al tavolo e verificarl­a, parlarsi, anche se poi magari uscirà una proposta molto diversa».

Pensa invece che non funzionere­bbe Carlo Gallucci, che anche quest’anno partecipa a entrambe le fiere. «La scelta biennale non funziona, non si creerebbe affezione, un buco di un anno è troppo. Come ho sempre detto, la vera staffetta deve essere in autunno con Bookcity. Con quest’edizione, che io considero la vera numero zero, abbiamo capito che il pubblico c’è anche a Milano. Ma in primavera l’affollamen­to di eventi è troppo, soprattutt­o per gli editori per ragazzi. Comunque la proposta di Mauri è il segno, importante, di una disponibil­ità a coordinars­i».

Opinioni

Il presidente del Piemonte: parleranno i fatti. Ricardo Franco Levi: prematuro dibatterne

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Giuseppe Laterza, della casa editrice Laterza
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Carlo Gallucci, proprietar­io della omonima editrice per ragazzi

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