Milan riparti
L’arsenal mette a nudo i limiti della squadra, apparsa lenta e stanca Kessie non ha alcun dubbio: «Solo un problema di esperienza» Anche Gattuso è curioso: «Voglio proprio vedere la reazione dopo la prima sconfitta»
La notte che ha infranto MILANO l’imbattibilità (dopo 13 partite) e che ha messo il Milan di fronte ai suoi attuali limiti — di corsa, di mentalità, di qualità tecnica —, ha probabilmente molte cause, ma di sicuro non deve avere una conseguenza: chiamatelo come volete, contraccolpo psicologico, ricaduta nelle antiche fragilità, perdita delle sicurezze, ma il rischio è quello, che la «botta» sia difficile da assorbire.
Rino Gattuso lo dice da un po’: «Sono curioso di capire come questa squadra saprà reagire alla prima batosta». Ora che è arrivata, e nella serata più prestigiosa, la preoccupazione, in avvicinamento alla sfida di domani sera (ore 18, allarme maltempo permettendo) di Marassi col Genoa — squadra che sembra fatta apposta per possibili figuracce, visto che ha vinto tre delle ultime quattro gare interne — è proprio questa ed è stata oggetto delle analisi svolte tra tecnico e dirigenti allo stadio, a sconfitta calda, e ieri più a mente fredda con i giocatori. Vietato abbattersi oltremisura, una sconfitta così fa parte del processo di crescita: questo il senso. Lo rivela Franck Kessie (a Premium Sport): «Gattuso ci ha fatto un bel discorso, era da tre mesi che non perdevamo, dobbiamo dimenticarci subito di questo stop e pensare alla prossima partita. Ora conta solo la gara col Genoa, dobbiamo prendere i tre punti. Arriviamo carichi. Crediamo molto di poter andare in Champions».
È vero che nessuno si sente già eliminato dall’europa League e che a Londra il Milan potrà giocare una partita più «facile» psicologicamente non avendo nulla da perdere, ma è altrettanto chiaro che le speranze di passare il turno sono ridotte al minimo e che quindi, per tenere viva la speranziella della Champions, bisognerà ripuntare forte sulla rincorsa in campionato.
Già, ma il Milan ha la benzina per correre? La sfida con l’arsenal ha lasciato negli occhi una squadra meno brillante e nella testa un dubbio, alimentato proprio dalle parole di Gattuso che, alla vigilia, aveva annunciato di aver approfittato del rinvio del derby per «lavorare molto duramente e anticipare un po’ il programma previsto per la sosta». Dopo l’arsenal, sul tema è rimasto interlocutorio: «Non so se abbiamo sbagliato qualcosa, è vero che eravamo poco brillanti». La tesi dell’eccessivo carico spiegherebbe un calo di prestazioni collettivo, che non ha risparmiato nemmeno i giocatori di maggior esperienza, ma è scartata dai diretti interessati: Bonucci ha parlato d’ansia, Kessie di mancanza d’esperienza («No, sulla condizione fisica non ho dubbi. Eravamo tutti pronti per questo tipo di gara. È mancata un po’ d’esperienza, questo Milan è molto giovane. Ma ora abbiamo capito il livello»).
In Italia il livello è decisamente diverso, se una squadra in disarmo in Premier come l’arsenal riesce a infliggere una lezione così severa a una squadra in gran forma. Però la sconfitta ha fatto emergere qualcuno dei difetti in parte già visti, come la difficoltà di fare gol, anche a una difesa — quella degli inglesi — non impenetrabile. Dopo un difensore e un portiere (Strinic e Pepe Reina, a parametro zero), il Milan dell’anno prossimo dovrà con ogni probabilità mettere nel mirino un bomber. A sceglierlo, salvo catastrofi imprevedibili, saranno sempre Mirabelli e Gattuso. Nonostante la frase sibillina del ds nel pre gara («Se resto io, l’allenatore sarà Gattuso») stravolgimenti non sono nei piani. Ora però bisogna ricominciare a correre.
No stravolgimenti
Mirabelli: «Se resto io resta l’allenatore». Ma non sono previsti stravolgimenti