Corriere della Sera

Anche Giachetti nel totonomi delle primarie: ci sto pensando

- Tommaso Labate

«È prematuro parlarne. Ma le primarie del Pd sono un’ipotesi a cui sto seriamente pensando…». La corsa al dopo Renzi potrebbe avere un altro iscritto. Dopo Nicola Zingaretti, che ne ha parlato esplicitam­ente, dopo i rumors su Graziano Delrio e l’altalena di voci che riguardano il futuro di Carlo Calenda, alla corsa alla segreteria del Pd potrebbe iscriversi anche Roberto Giachetti.

Il vicepresid­ente della Camera uscente rimane per ora coperto. Ma dell’idea di partecipar­e al prossimo congresso del Pd ha già parlato con gli amici più stretti, a cominciare da Paolo Gentiloni. La controindi­cazione più immediata è quella sul suo recente passato, segnato dalla sconfitta contro Virginia Raggi a Roma, il momento che secondo molti ha segnato l’inizio tanto della valanga pentastell­ata quanto della crisi del Pd. Ma, dalla sua, Giachetti sente di avere molti altri atout. Il primo, l’essere molto apprezzato dalla base renziana, come ha dimostrato — ne ha parlato più volte in campagna elettorale — «l’essere stato accolto nel collegio toscano come se fossi uno di loro, e non un “paracaduta­to” da Roma». E poi le decine di messaggi che intasano la sua posta di Facebook negli ultimi drammatici giorni del partito, molti dei quali decisament­e espliciti nel chiedergli un «passo in avanti».

Senza dimenticar­e altri due aspetti, che proprio «dettagli» non sono. Nel momento in cui i destini di Renzi e Gentiloni rischiano di separarsi, Giachetti è rappresent­a ancora un ottimo anello di congiunzio­ne tra i due mondi. E ancora, l’antica amicizia con Dario Franceschi­ni, che hanno permesso ai due di viaggiare d’amore e d’accordo nell’arco degli ultimi vent’anni

Punti «forti» e condizioni

Resta un «anello di congiunzio­ne» tra il segretario uscente e il premier e va d’accordo con Franceschi­ni Corre, se la gara è Calenda-zingaretti

nonostante culture di riferiment­o e correnti (l’uno radicale e poi rutelliano, l’altro popolare) non fossero esattament­e le stesse.

Da qui «la tentazione», quella di candidarsi. Giachetti tiene tutto in stand by. Se la corsa fosse tra Calenda e Zingaretti, tanto per dirne una, scenderebb­e in campo di sicuro. Così come sarebbe della partita nel caso in cui il fronte renziano al prossimo congresso non fosse «sufficient­emente presidiato».

Dell’ipotesi di una discesa in campo di Giachetti, verosimilm­ente, si parlerà già domani nei corridoi del Nazareno, che si affollerà per la Direzione. Il quadro sarà più definito dal 15 aprile, giorno in cui potrebbe essere convocata l’assemblea nazionale. Nello spazio tra le due date, l’ex candidato a sindaco di Roma sarà uno degli uomini più visibili del Paese. Prima dell’elezione del presidente della Camera sarà lui, infatti, a presiedere l’aula di Montecitor­io. Con gli occhi dell’italia adosso.

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