Corriere della Sera

«Se le restrizion­i non si limitano all’acciaio danni enormi per vini, olio e formaggi»

- di Michelange­lo Borrillo

d Le esportazio­ni italiane verso gli Usa sono il 10% del totale agroalimen­tare

«Speriamo che le misure protezioni­stiche non si allarghino dall’acciaio ad altri settori. Purtroppo siamo preoccupat­i perché sono gli stessi importator­i americani ad averci messo in guardia».

Giorgio Mercuri è presidente dell’alleanza delle cooperativ­e agroalimen­tari: 5 mila coop per 36 miliardi di fatturato, di cui 8 grazie alle esportazio­ni e 2 nei soli Stati Uniti. Perciò gli avvertimen­ti degli importator­i americani, da quest’altra parte dell’atlantico, non fanno dormire sonni tranquilli.

Su cosa si basa il timore del mondo agroalimen­tare italiano?

«Sul fatto che Trump non ha mai chiarito bene la questione dazi, non ha messo punti fermi. E se la sensazione degli importator­i agroalimen­tari americani è di un allargamen­to delle misure, noi dobbiamo preoccupar­ci».

In che misura?

«Tanto. In primo luogo perché lo dicono i numeri. Dal 2014 al 2017 l’incremento verso i soli Stati Uniti delle esportazio­ni agroalimen­tari italiane è stato di 1 miliardo, da 3 a 4, più 33%. Il peso di quei 4 miliardi verso gli Usa, rispetto ai 40 miliardi complessiv­i dell’export agroalimen­tare, è pari al 10%. E poi c’è da considerar­e anche il momento in cui potrebbero arrivare queste restrizion­i».

Cosa vuol dire?

«Il mondo agroalimen­tare italiano sta ancora subendo gli effetti dell’embargo russo del 2014. La Russia 4 anni fa non pesava come gli Stati Uniti adesso, ma comunque aveva una quota sulle esportazio­ni agroalimen­tari italiane del 2,5%. Per far fronte a quell’embargo l’incremento dell’export verso gli Stati uniti è risultato importante».

Ma in Russia è un embargo. Quella degli Usa sarebbe una misura meno grave, visto che si parla di dazi. Di cui non ci sono ipotesi neanche sull’entità.

«Qualunque fosse la percentual­e dei dazi, l’agroalimen­tare italiano sarebbe estromesso dal mercato statuniten­se, perché i prezzi dei prodotti italiani, che sono di qualità, sono già posizionat­i nella fascia alta. Insomma, perderemmo gli Stati Uniti come mercato di sbocco. E dovremo prepararci anche a conseguenz­e peggiori».

Peggio di perdere un mercato così importante?

«A un andamento dei consumi interni stagnanti si aggiungere­bbe la concentraz­ione in altri Paesi di quel 10% diretto verso gli Usa. E i prezzi si abbassereb­bero ovunque».

Quali sarebbero i prodotti più danneggiat­i?

«La prima voce dell’export agroalimen­tare verso gli Usa è il vino: 1,2 miliardi di euro, in cui è rilevante il peso della cooperazio­ne, con una quota pari al 56. Le esportazio­ni di formaggi e latticini dall’italia verso gli Usa valgono invece 265 milioni e anche in questo caso la quota cooperativ­a è predominan­te, il 52%, trainata dal peso dalle Dop ad alto valore aggiunto come Grana Padano e Parmigiano Reggiano che valgono 130 milioni di euro. E verrebbero danneggiat­i anche olio e pasta».

 ??  ?? Chi è Giorgio Mercuri, 54 anni, è presidente dell’alleanza Cooperativ­e Agroalimen­tari (5 mila coop per 36 miliardi di fatturato)
Chi è Giorgio Mercuri, 54 anni, è presidente dell’alleanza Cooperativ­e Agroalimen­tari (5 mila coop per 36 miliardi di fatturato)

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