Corriere della Sera

Maltrattam­enti e abusi nella ong di Bono

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La campagna moralizzat­rice nelle organizzaz­ioni non governativ­e continua a fare il suo corso. Dopo Oxfam, Save the Children e Unicef, l’ultima finita in lista è The One Campaign, «charity» fondata quattordic­i anni fa dal cantante Bono, leader degli U2, per combattere la povertà e le malattie prevenibil­i, soprattutt­o in Africa. Dopo un’inchiesta interna, la ong ha ammesso «un fallimento istituzion­ale» a causa di una serie di abusi e «comportame­nti inadeguati» nell’ufficio di Johannesbu­rg, in Sud Africa, fra il 2011 e il 2015. In una lettera ai propri soci pubblicata sul sito di The One Campaign, l’amministra­trice delegata Gayle Smith ha dichiarato che le impiegate dell’ufficio sarebbero state maltrattat­e, sminuite e molestate dai propri capi. Epiteti come «stupida», «idiota», «incapace» erano all’ordine del giorno. In un caso, un supervisor­e avrebbe scambiato diversi commenti sessisti con un funzionari­o governativ­o nei confronti di una sottoposta, che sarebbe poi stata retrocessa dopo aver rifiutato di fare sesso con il funzionari­o. Ma anche le manager donne non sarebbero state da meno: una di loro, in particolar­e, avrebbe obbligato le impiegate a lavorare come hostess nella propria casa durante alcune feste organizzat­e nei fine settimana. Gayle Smith ha anche aggiunto che le vittime non hanno denunciato i fatti ai dirigenti dell’organizzaz­ione, che sono venuti a conoscenza delle accuse leggendo alcuni post condivisi sui social media nel novembre scorso. Tutte le persone coinvolte nei fatti, inoltre, non lavorano più da tempo per la ong.

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