«Volevo la tessera pd ma non ci sono riuscito»
Sono un 62enne e ho sempre seguito la politica senza mai tesserarmi a un partito. Per la prima volta in vita mia ho sentito il forte impulso di tesserarmi al Pd dopo il recente esito elettorale. La decisione aveva uno scopo strumentale e questo mi ha trattenuto: me la figuravo come una goccia nell’oceano. Quando l’ha fatto il ministro Calenda, me ne sono rallegrato, orgoglioso che l’avesse fatto proprio in questa contingenza e ancora di più quando ha reso chiaro che la sua era una scelta programmatica e la tessera era pronta a essere strappata se fossero venuti a mancare i motivi del sostegno. Leggendo di Oliviero Toscani che ha fatto la stessa cosa, mi sono sentito in dovere di fare anch’io una scelta pubblica e ho cercato sul web un recapito del partito nella mia città, e mi sono recato all’indirizzo pubblicato sul sito. La sede locale, sprovvista di insegne o segnalazioni esterne, presentava il simbolo Pd solo sul campanello. Dopo aver suonato due volte, mi sono allontanato e ho chiamato la sede di Roma. Un cordiale centralinista al quale ho chiesto informazioni per il tesseramento, manifestando soddisfazione, mi ha pregato di attendere in linea per parlare con un responsabile. Dopo un paio di minuti una voce registrata mi invitava a riprovare più tardi. Cosa che ho fatto, parlando con la stessa gentile persona che mi ha reindirizzato alla stessa attesa dall’identico esito.
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