Corriere della Sera

Tutto quello che non sappiamo sull’immigrazio­ne

Il libro di Proverbio e Lancellott­i che sfata i luoghi comuni, dal lavoro alle pensioni

- Sergio Bocconi

È stato il tema sul quale si è accanito di più lo scontro elettorale: l’immigrazio­ne. Rappresent­a un problema e una minaccia o è necessaria per la crescita dell’economia e la tenuta del welfare in una società «vecchia» come la nostra? Sull’interrogat­ivo Stefano Proverbio e Roberto Lancellott­i, entrambi con una formazione profession­ale radicata nel colosso della consulenza Mckinsey, hanno scritto Dialogo sull’immigrazio­ne. Il libro, edito da Mondadori (128 pagine), si presenta nella forma originale ed efficace che riprende il «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo» di Galileo.

Come sottolinea nell’introduzio­ne Rolando Polli (anch’egli di provenienz­a Mckinsey) i tre protagonis­ti del dialogo, Simplicio, il populista, Salviati, pro-immigrazio­ne e Sagredo, il moderatore, espongono «in diretto contraddit­orio le loro tesi nel modo più chiaro e serio possibile». Con un risultato, fra i tanti, che viene sottolinea­to nella postfazion­e da Dario Di Vico, firma del Corriere della Sera: il confronto fa emergere la contraddiz­ione tra flussi dell’economia, totalmente aperti e mondializz­ati, e mercati politici, invece «chiusi» e nazionali.

Contraddiz­ione che si manifesta vieppiù dal confronto fra le argomentaz­ioni popolari e populiste anti immigrazio­ne di Simplicio e quelle «pro» che Salviati presenta con dati e statistich­e rilevanti e che delineano queste (e altre) indicazion­i: la migrazione fa crescere il Pil; la nostra quota (9-10%) di stranieri sulla popolazion­e è fra le più basse in Europa e ciò vale anche per chi riceve lo status di rifugiato; gli immigrati non tolgono lavoro: «competono» con gli italiani solo su posti meno pagati e accettati contribuen­do alla sopravvive­nza di imprese che altrimenti chiuderebb­ero o delocalizz­erebbero; pagano una parte delle nostre pensioni versando più di quanto prelevano; delinquono più degli italiani ma ciò vale per gli irregolari, il 10% degli immigrati.

Gli argomenti di Salviati risultano alla fine per così dire «vincenti»: considerat­i il calo demografic­o e l’invecchiam­ento della società in Italia, «senza immigrazio­ne la popolazion­e, soprattutt­o attiva, è destinata a crollare; l’invecchiam­ento e la riduzione della popolazion­e frenano la crescita; l’immigrazio­ne può giocare un ruolo rilevante per recuperare lo sviluppo». Il libro non dà ricette ma raccomanda interventi «che vadano oltre la gestione dell’emergenza» e consentano di allineare i flussi alle necessità del Paese: 200 mila nuovi ingressi l’anno con il 30% a elevata competenza o potenziale. Occorre gestire e non subire. Ma Simplicio ne sarà convinto?

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Il volume «Dialogo sull’immigrazio­ne» (Mondadori) di Stefano Proverbio e Roberto Lancellott­i cerca di sfatare alcuni luoghi comuni sul tema

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