E il raffreddamento green richiama le torri del vento
La soluzione «persiana» evita l’impiego di energia
La potenza di calcolo dei processori e dell’hardware cresce a doppia cifra ogni anno; di pari passo sono aumentati i consumi energetici dei grandi centri di elaborazione dati che contengono i server, il cuore pulsante della moderna infrastruttura informatica.
Senza di loro nessuno dei nostri dispositivi potrebbe funzionare. Nonostante le innovazioni abbiano limitato i consumi — sensoristica e IOT hanno permesso un migliore efficientamento energetico degli ambienti — una delle voci più costose e critiche di questi centri rimane il sistema di raffreddamento delle apparecchiature (che mantiene la temperatura intorno ai 20 gradi per garantire la massima resa delle Cpu). Il processo tradizionale di refrigerazione avviene per mezzo di sistemi frigoriferi che riducono la temperatura dell’aria espulsa dai processori, in un circuito a ciclo chiuso e continuo. Lo spreco di energia perpetuo e l’inquinamento degli scarichi di questi motori hanno convinto alcuni grandi player dell’energia ad elaborare alcune soluzioni «naturali» per risolvere il problema.
Il nuovo Green Data Center di Eni è uno dei più grandi centri di elaborazione dati del mondo, ma pochi sanno che detiene un primato simile anche per l’ecocompatibilità del progetto. Il suo intero sistema di raffreddamento è in «free cooling», cioè in raffreddamento libero. Il data center utilizza l’aria esterna per mantenere i sistemi ad una temperatura costante, senza ricorrere ai dispendiosi motori refrigeranti. Il funzionamento è semplice: grazie a un solo sistema di ventilatori (a pala variabile), l’aria esterna viene aspirata e spinta all’interno della sala informatica dove sono presenti i rack (gli armadi che contengono i server) e, grazie anche all’effetto camino, l’aria calda prodotta dai processori sale lungo le apposite torri di raffreddamento e viene espulsa all’esterno; in alcuni periodi dell’anno, parte di questa aria calda viene riutilizzata per riscaldare l’aria esterna, quando è troppo fredda per i server. Con questa logica, i motori refrigeranti vengono utilizzati per meno del 10% dell’anno, con un risparmio energetico e ambientale rilevante.
Il sistema è simile alle «torri del vento», utilizzate nell’antica Persia come soluzione naturale per la climatizzazione dei luoghi torridi (a quel tempo non esisteva l’energia elettrica).
Per funzionare sfruttavano l’energia del vento o del sole e l’effetto camino del flusso d’aria, che si muoveva a causa della differenza di pressione tra la zona della torre dove soffia il vento e la zona sottovento. Non sempre innovare significa escogitare qualcosa di nuovo, anche riadattare soluzioni passate in contesti moderni può essere considerata innovazione: è il modo di pensare e di scegliere la via migliore che fa la differenza.