Corriere della Sera

E meno male che i farmaci non si pagano direttamen­te

- V.M.

In America la questione relativa al prezzo dei farmaci anticancro è più che mai «calda». Già nell’ottobre 2014 la giovane oncologa Nandita Khera scriveva sul prestigios­o Journal of Clinical Oncology di non essere preparata a rispondere alle domande che i pazienti le pongono riguardo ai problemi economici che dovranno affrontare.

Sempre più spesso, però, gli oncologi statuniten­si si trovano ad incontrare pazienti che, di fronte al costo delle terapie, preferisco­no fermarsi: scelgono di non essere curati perché il prezzo del trattament­o lascerebbe la famiglia sul lastrico. Continuiam­o a guardare all’america, con il timore che lì si anticipi - come avviene in fatto di moda, musica o spettacoli - quello che poi approderà a casa nostra.

Negli Stati Uniti non basta che la polizza assicurati­va sanitaria sia in ordine (e non tutti ne hanno una): una quota delle spese è quasi sicurament­e da sostenere direttamen­te, in genere intorno al 20 per cento.

«Il costo dei trattament­i anticancro continua a crescere vertiginos­amente — dice Francesco De Lorenzo, presidente della Federazion­e Italiana delle Associazio­ni di Volontaria­to in Oncologia (Favo) —. Secondo le stime, in 10 anni il prezzo dei farmaci antitumora­li è duplicato, passando mediamente da 4.500 dollari a più di 10mila al mese.

«Alcuni di questi trattament­i funzionano bene, il che però significa che un anno di terapia costerà all’incirca 120mila dollari e il 20 per cento di questa somma corrispond­e a quasi la metà del

Negli Stati Uniti

Il prezzo delle medicine antitumora­li è passato da 4.500 dollari a più di 10mila al mese

reddito medio di una famiglia americana: come dire che, per curare il cancro di uno dei componenti, tutti gli altri dovranno rivedere il proprio standard di vita».

Qual è la situazione italiana? «Anche da noi i prezzi proposti per i farmaci anticancro sono in alcuni casi molto alti, ma dopo che un nuovo medicinale viene approvato dalle autorità europee il suo costo nel nostro Paese è oggetto di contrattaz­ione tra il nostro ente regolatore Aifa (l’agenzia Italiana del Farmaco) e le aziende farmaceuti­che» risponde Stefania Gori, presidente nazionale dell’associazio­ne Italiana di Oncologia Medica (Aiom). «Da vari anni vengono applicati da Aifa meccanismi di rimborsabi­lità che legano più o meno direttamen­te il pagamento dei farmaci alla loro reale efficacia nella pratica clinica. In

questo modo il nostro Ssn è riuscito fino a oggi a sostenere l’arrivo dei nuovi farmaci efficaci contro il cancro. Nel 2017, inoltre, sono stati pubblicati i nuovi criteri attraverso cui l’aifa valuta la reale “innovativi­tà” per identifica­re quei medicinali che possono rientrare nel Fondo per i farmaci oncologici innovativi».

Nell’ottobre 2016, infatti, il Governo italiano ha istituito per la prima volta un Fondo di 500 milioni di euro a cui attingere per pagare proprio le costosissi­me molecole più nuove. «La spesa è stata ben governata con una condivisio­ne

tra istituzion­i, oncologi e pazienti — aggiunge Gori, che è anche direttore del dipartimen­to di Oncologia all’ospedale Sacro Cuore di Negrar (Verona) —. I nuovi criteri sono un notevole passo avanti rispetto a quelli del 2007 e prevedono che un farmaco sia stimato “innovativo” se è più efficace dei precedenti trattament­i disponibil­i, se risponde a un vero bisogno clinico e se le “prove” scientific­he sono di livello elevato. Ma è necessario trovare altre fonti per sostenere l’innovazion­e e garantire l’accesso alle cure dei 369mila italiani che ogni anno si ammalano di cancro. E per investire in prevenzion­e, perché si stima che il 40 per cento dei casi di tumore potrebbe essere evitato grazie a stili di vita sani e a una diagnosi precoce».

In Italia

Nel nostro Paese il costo degli anticancro viene contrattat­o dall’aifa con le aziende

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