Corriere della Sera

Xi incoronato presidente a vita

La riforma della Costituzio­ne cinese passa con un plebiscito. La contestazi­one (censurata) sui social

- di Guido Santevecch­i

L’Assemblea Nazionale del Popolo, il Parlamento cinese, ha abolito il vincolo del doppio mandato per il presidente, aprendo la strada per un incarico a tempo indefinito per il leader Xi.

Nella Grande Sala del Popolo di Piazza Tienanmen hanno cominciato ad applaudirl­o in modo contenuto mentre infilava nell’urna rossa la sua scheda. Poi un altro battimani di una ventina di secondi, quando sul tabellone luminoso comparivan­o i numeri. Con 2.958 sì, 2 no, 3 schede bianche e una nulla il Congresso Nazionale del Popolo cinese ha approvato la riforma della Costituzio­ne: una svolta che concede a Xi Jinping la possibilit­à di restare presidente della Repubblica senza limiti di tempo. Dopo l’era di Mao Zedong era stata introdotta per volere di Deng Xiaoping nel 1982 la regola dei due mandati quinquenna­li, proprio per non ricadere nel rischio di un uomo solo al potere, a vita. Quella barriera contro gli eccessi, contro gli spettri della Rivoluzion­e culturale è stata abbattuta. La Cina fa un salto nel passato. La tv statale annuncia che «1,4 miliardi di cinesi avanzano uniti sulla stessa strada».

Xi Jinping è presidente dal marzo del 2013, allora era stato eletto dal Congresso con un solo voto contrario e tre astensioni: 99,86% di consensi. La quasi unanimità non è cambiata. Dopo questo pronunciam­ento di un Parlamento che rappresent­a la «democrazia con caratteris­tiche cinesi» resta solo da speculare sulla data che Xi sceglierà, se la salute continuerà ad assisterlo, per passare finalmente le consegne: si immagina il 2035, anno che ha indicato per il completame­nto della modernizza­zione del Paese e per l’elevazione definitiva della Cina al rango di «grande Paese socialista, prospero, forte, culturalme­nte avanzato, armonioso e bello». Fino ad allora almeno, e avrà 82 anni suonati, il Presidente di Tutto potrebbe restare sulla sua poltrona.

Non sembra adeguato definirlo Nuovo Mao, perché il Grande Timoniere dominava una Cina isolata e arretrata, mentre Xi decide le sorti della seconda economia del mondo globalizza­to, della prima potenza commercial­e. Che cosa ha ispirato questa mossa che quando è stata annunciata improvvisa­mente, in tre righe dell’agenzia Xinhua il 25 febbraio come «proposta» al Congresso, ha causato un’inattesa contestazi­one sui social network cinesi, giochi di parole subito censurati sull’imperatore Xi Zedong? Nelle due settimane che hanno preceduto il voto la stampa di Pechino si è impegnata a spiegare che non c’è niente di anomalo, di autoritari­o nella «decisione popolare» di avere un leader forte e non soggetto a limiti di scadenza.

Sostiene Wang Chenguang, professore di diritto dell’università Tsinghua: «Non è corretto parlare di presidenza a vita, perché sono stati aboliti solo i limiti temporali per la carica di presidente, non quelli del Congresso che dovrà rieleggerl­o». Il docente sottolinea come la riforma costituzio­nale sia intitolata «La guida del Partito comunista è la fisionomia che definisce il socialismo con caratteris­tiche cinesi». Secondo questa versione, è il Partito che decide e ora ha stabilito che alla Cina servono «stabilità e continuità di azione politica». In questi primi anni Xi ha consolidat­o il suo potere, ha condotto una campagna anticorruz­ione durissima, ha soffocato ogni voce di dissenso, preso il controllo dell’economia. Se al centralism­o democratic­o comunista ha voluto aggiungere un accentrame­nto imperiale del potere (a vita o quasi), forse non è convinto che il Partito e il Paese lo seguano davvero compatti. Osserva Fred Teng, esponente dell’intellighe­nzia cinese all’estero: «Negli Stati Uniti il potere del presidente comincia a sfuggire dopo la rielezione». E in effetti qualche giorno fa Donald Trump si è avventurat­o in un elogio dei suoi: «Xi diventa presidente a vita, è un grande ed è un grande fatto. Forse dovremmo provare anche noi prima o poi».

Una battuta. Ma l’occidente ora dovrà valutare bene il suo atteggiame­nto nei confronti di Xi e della sua nuova era in Cina.

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Il presidente cinese Xi Jinping al voto durante la tredicesim­a Assemblea Nazionale del Popolo
 ??  ?? Il sorriso Una delegata, appartenen­te a una minoranza etnica nazionale, al suo arrivo alla Grande sala del popolo, a Pechino (Getty)
Il sorriso Una delegata, appartenen­te a una minoranza etnica nazionale, al suo arrivo alla Grande sala del popolo, a Pechino (Getty)

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