Corriere della Sera

Sette uomini per una leadership

Da Zingaretti a Chiamparin­o, una sfida tutta al maschile per un segretario «forte» che succeda a Renzi Con il rebus delle primarie

- a cura di Alessandro Trocino

Finita l’era renziana, si cerca il successore per guidare il Pd dopo il tonfo del 4 marzo. Oggi alle 15 si riunirà la Direzione, nella quale Matteo Orfini leggerà la lettera di dimissioni ufficiali di Matteo Renzi. La leadership possibile è tutta al maschile e tra i più accreditat­i c’è Nicola Zingaretti, confermato presidente del Lazio, unico a vantare un successo il 4 marzo scorso. Ma i renziani non stanno con le mani in mano e potrebbero contrappor­re a Zingaretti, che governa insieme alla sinistra di Leu, Graziano Delrio. Se la decisione venisse presa dall’assemblea nazionale ad aprile, e non dalle primarie, i renziani, che hanno la maggioranz­a, potrebbero ottenere un incarico che duri fino al 2021. Ma Delrio non ha sciolto la riserva e, se si candida, non è detto che lo faccia con i renziani.

Tra gli altri esponenti vicini a Renzi, si fa il nome di Roberto Giachetti, vicepresid­ente della Camera. Tra le figure che potrebbero essere in grado di unire le diverse anime del partito ci sono Maurizio Martina, vicesegret­ario pd, e soprattutt­o Paolo Gentiloni. Premier uscente, presto si smarcherà dal ruolo di garanzia e tornerà nell’agone politico.

Se non si dovesse raggiunger­e un accordo per un segretario forte, il governator­e piemontese Sergio Chiamparin­o auspica una guida collegiale. E se sono scarse le possibilit­à di Michele Emiliano, che è minoranza della minoranza nel Pd, qualche chance potrebbe averla un outsider, Carlo Calenda, fresco di tessera.

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