E sulle riforme Parigi ora teme il freno tedesco
Sarà una concomitanza infelice e non voluta. Ma qualcosa si sta muovendo in Europa. E non nel senso fatto intravedere dagli ambiziosi piani di rilancio di Emmanuel Macron.
A pochi giorni dalla pubblicazione del documento informale preparato dall’olanda e firmato da altri 7 Paesi Ue — che dice no a tutte o quasi le proposte francesi per l’eurozona, respinge l’unione dei trasferimenti e si oppone a nuove cessioni di competenze verso Bruxelles —, Der Spiegel rivela che i governi di Berlino e Parigi hanno per il momento congelato i loro piani di riforma europea. Angela Merkel ed Emmanuel Macron avrebbero dovuto presentarli tra due settimane al Consiglio Ue dedicato al futuro dell’integrazione, ma non se ne farà nulla. Secondo il settimanale, non è neanche detto che il progetto franco-tedesco venga presentato al vertice di giugno. Il problema del rinvio sarebbe tutto tedesco. Sembra che Merkel voglia prima prendere le misure alla Grosse Koalition, verificare che tipo di ministro delle Finanze sarà Olaf Scholz e non ultimo capire quale tipo di resistenza incontrerà all’interno del suo partito. Perché una cosa è certa. Dietro il vestito luccicante del patto di coalizione, che si apre con un peana all’europa, si nascondono questioni irrisolte e potenziali rotte di collisione. Suona conferma la pagina pubblicata da Die Welt, a firma Jens Spahn, dove il ministro designato della Sanità, capofila dell’opposizione interna a Merkel, si pronuncia per una nuova ripartenza dell’europa, ma riproponendo pari pari, con nome e cognome, la linea di Wolfgang Schäuble. Non esattamente un appoggio alla cancelliera e alla sua inclinazione filo-francese.
Tornando al dubbio iniziale: è forte il sospetto che il congelamento del piano franco-tedesco abbia anche a che fare con il fuoco di sbarramento del fronte degli Otto. E se Macron, dopo aver atteso per sei mesi la soluzione della crisi tedesca, si ritrovasse ancora senza una sponda a Berlino?