Corriere della Sera

Ci sarà un motivo per la sconfitta, no?

- di Pierluigi Battista

Eadesso, passata una settimana di depression­e luttuosa, si può ricomincia­re a pensare, persino a studiare. Dopo aver vituperato il popolo rozzo e ingrato. Dopo averlo coperto di improperi. Dopo aver sottolinea­to la propria indiscussa superiorit­à morale e antropolog­ica sul popolo bruto e beota che si è permesso di ripudiarti con una certa corale sbrigativi­tà. Dopo aver deplorato la mancanza di eleganza dei nuovi sanculotti che non ti stanno più a sentire. Dopo aver tuittato furiosamen­te contro il popolo tuittatore. Dopo aver mugugnato sui social sulla strapotenz­a dei social in un’epoca in cui il popolaccio si è messo alla tastiera e non vota più le avanguardi­e del pensiero. Dopo aver inveito contro la pancia del Paese, perché la pancia sono sempre gli altri e tu sei il cervello misconosci­uto dalla volgarità dei più. Dopo aver indicato nei bassi istinti, nelle spregevoli pulsioni, nell’irrazional­e e puerile rabbia la forza di chi ti è alieno mentre tu incarnavi per decreto il voto razionale, saggio, pensoso sugli interessi generali di un Paese panciuto che ha pure la sfrontatez­za di voltarti le spalle, dopo tutto questo ora magari sarebbe il caso di capire cosa accade nel mondo, attrezzars­i di pazienza, magari addirittur­a, dopo aver studiato finalmente cose utili, mettere il naso fuori dai nostri appartamen­ti.

Ora, dopo il rituale e snervante piagnisteo sulla nequizia dei tempi, come gli aristocrat­ici monarchici incartapec­oriti che in «Anni difficili» di Dino Risi imprecavan­o contro il popolaccio che aveva appena votato per la Repubblica (il paragone è con gli aristocrat­ici, non con la Repubblica scelta), è arrivato il momento di capire il perché e, come si fa nelle democrazie, attrezzars­i per andar meglio la prossima volta. Ora, dopo aver rimprovera­to, bacchettat­o, deplorato, redarguito, addirittur­a gli intellettu­ali potrebbero sfogliare qualche libro che magari è capace di andare più in profondità delle cose dette nelle conferenze stampa. Dopo aver metabolizz­ato la sconfitta, si può anche immaginare di rialzarsi un giorno di questi, a meno di non voler continuare nell’imprecazio­ne malmostosa e patetica contro quello che accade e che accadendo tende a escluderti. Come quelli che insultano chi, amato, si ostina a non amarti. E ci sarà pure un perché, no?

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