INTERVENTI E REPLICHE
Partiti e formazioni sociali: ruoli da rivalutare
Pierluigi Battista («Politica e corpi intermedi, quella folla adesso è sola», Corriere del 7 marzo) ha ragione. Oggi serve che i partiti diano prova di sé. È la stessa democrazia parlamentare che richiede l’azione propositiva dei partiti quali soggetti che organizzano la partecipazione dei cittadini nel determinare la politica nazionale. Finalmente si riscopre l’essenzialità dei partiti e delle formazioni sociali per il sistema democratico del Paese. In questi anni, la loro inadeguatezza nell’assolvere il compito ha portato colpevolmente alla conclusione dell’inutilità dei partiti. Parallelamente, le formazioni sociali sono state confinate a svolgere una funzione promotrice di welfare ed esigibilità dei diritti individuali. Compiti meritori, ma che hanno compresso l’originaria vocazione alla partecipazione democratica e alla formazione civica. Si tratta di riscoprire la strategia morotea dell’ampliamento della base democratica per rafforzare il rapporto tra cittadini e istituzioni. Lo stesso risultato elettorale ha premiato le formazioni politiche che hanno saputo interpretare le paure e i sentimenti del Paese. Bisognerà individuare nuove forme di collateralismo, non più inteso come l’organizzazione del consenso per appartenenze ideologiche o interessi corporativi, ma come un sistema poliarchico dove i partiti, i soggetti organizzati della società, le intelligenze e i saperi orientano e rappresentano la volontà generale. Al «fattore P» negativo del populismo si può e si deve rispondere con il «fattore P» positivo dei partiti e dei programmi.
Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli
Le visite del 19 dicembre 2017 all’istituto ortopedico Rizzoli A proposito dell’articolo «Visite beffa, il precario (esperto) controlla e l’assunto firma» di Simona Ravizza (Corriere, 27 febbraio), desidero rassicurare che i disguidi organizzativi relativi all’episodio riportato non hanno avuto ripercussioni di carattere clinico sulle prestazioni sanitarie fornite ai cittadini. Non esiste la specializzazione in Chirurgia della mano. Alcuni ortopedici sviluppano particolari competenze in specifici ambiti. L’ambulatorio di Chirurgia della mano del Rizzoli è nell’ambito della Clinica ortopedica e traumatologica I e collabora con l’azienda ospedaliero-universitaria di Modena, centro regionale per i casi più complessi. Ma ecco i fatti. Il 19 dicembre 2017, a seguito dell’improvvisa indisponibilità degli specialisti previsti per la seduta ambulatoriale, un medico ortopedico della Clinica I, in turno al pronto soccorso con un altro medico ortopedico, ha prestato servizio all’ambulatorio di chirurgia della mano per assicurarne l’apertura. Ai 14 pazienti in attesa quel giorno, informati del disguido, è stato offerto di riprogrammare la visita per eseguirla con l’équipe nella sua composizione ordinaria, o di svolgerla con lo specialista ortopedico della Clinica I del Rizzoli. Metà ha optato per la prima opzione, metà per la seconda. Il pronto soccorso ha chiuso regolarmente i lavori senza segnalazioni di problemi.
Mario Cavalli, direttore generale Istituto ortopedico Rizzoli Quanto successo — e riportato dal Corriere documenti alla mano — è stato ampiamente ricostruito dai primari del Rizzoli, molto preoccupati per l’accaduto. (s. rav.)