«Non usate lo smartphone prima di andare a dormire»
L’ultima giornata è dedicata al digitale. Anche con qualche voce critica
L’ultimo giorno di Tempo di Libri, oggi a Milano, è dedicato al digitale. «Lo affronteremo in modo dialettico», aveva annunciato il direttore Andrea Kerbaker presentando il programma. E in effetti, se dallo scorso giovedì, nell’apposito Digital Caffè, si è parlato di potenzialità della rete, forme di scrittura e lettura meno tradizionali (ad esempio sulle piattaforme Medium e Wattpad), questa mattina arriva in fiera Manfred Spitzer. L’ospite è in Germania uno tra i più noti studiosi di neuroscienze, autore di saggi dal titolo emblematico come Demenza digitale e Solitudine digitale, entrambi usciti in Italia per Corbaccio.
«Un’abitudine deleteria — anticipa al “Corriere” — è usare lo smartphone prima di dormire. Secondo uno studio norvegese che ha coinvolto 10 mila giovani, lo fa il 90% dei ragazzi. La conseguenza, a causa della luce blu del cellulare e dell’impatto emozionale dei contenuti, specie sui social network, è che si dorme una o due ore in meno per notte. Il giorno dopo i ragazzi sono più stanchi e apprendono meno a scuola, così come funziona peggio la rielaborazione notturna nella memoria». L’esito è il «disastro educativo», cui si aggiunge, spiega Spitzer, «il maggiore rischio, documentato dalla letteratura medica, di soffrire di diabete e ipertensione». Depressione, difficoltà a sviluppare empatia, incidenti in strada, tra gli altri «danni» elencati dallo studioso. Cosa fare? In Corea del Sud, esemplifica, «si producono più smartphone che in ogni altro Paese e il 30% dei giovani ha sviluppato dipendenza». Per rimediare, «un’idea è intervenire sui cellulari destinati ai bambini sotto i 9 anni: non funzionano di notte e, quando si supera il numero di ore d’uso consentito, arriva un messaggio ai genitori».
Difficoltà a dormire ha pure Daniele Doesn’t Matter, nome d’arte di Daniele Selvitella, nato nel 1987, pioniere su Youtube una decina d’anni fa, uscito l’anno scorso con il primo romanzo: e buonanotte (Mondadori). A partire dalla sua insonnia reale, l’autore inventa un protagonista che resta sempre sveglio per leggere, guardare serie in tv e sullo smartphone. Un supereroe del multitasking, che però si ritrova solo ed emarginato. «Ho studiato il web all’università e ora è il mio lavoro», premette Daniele, tutt’altro che tecno-scettico. «Il libro è un invito all’equilibrio, a mantenere il lato umano. Internet è meraviglioso ma ha ricadute reali sulle nostre vite, serve consapevolezza nell’usarlo».
Ieri, nello stand del «Corriere», ha raccontato l’esperienza con i figli, Rossana e Francesco, l’editorialista e inviato Aldo Cazzullo, autore con i suoi ragazzi di Metti via quel cellulare (Mondadori). Un libro-dialogo. Dialettico, appunto. Un esempio: «Nell’estate 2016, mentre io ero sconvolto nel vedere tanti giovani a caccia di mostri virtuali, mia figlia mi raccontò di un ragazzo autistico che, grazie all’applicazione Pokémon Go, era riuscito a scoprire gli altri», testimonia Cazzullo. «Non possiamo buttare il cellulare — osserva — ma metterlo al nostro servizio, restare padroni della tecnologia».