Corriere della Sera

Quel viaggio di Agnès Varda è un inno alla gioia di vivere

Personaggi e storie delle comunità francesi nel documentar­io della regista

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Ifrancesi lo definirebb­ero un film jubilatoir­e, che mette allegria e gioia. Noi italiani possiamo aggiungere radioso, etereo, brioso, esultante. Perché Visages Villages, che la Cineteca di Bologna ha meritoriam­ente distribuit­o in Italia dopo gli applausi ricevuti a Cannes (e la nomination agli Oscar), non è solo un film, un bel film, ma anche una specie di esperienza totale, psicologic­a e mentale, capace di trasmetter­ti quella gioia e quell’allegria che animano il film e i loro due autori e interpreti, la regista Agnès Varda e il fotografo JR.

La trama è riassunta perfettame­nte nel titolo: volti e villaggi. Curiosi l’uno dell’altra, JR e Agnès Varda hanno deciso di mettersi in viaggio per la Francia e cercare persone e situazioni da riprendere e fotografar­e con la tecnica che ha reso celebre il fotografo franco-tunisino: riproduzio­ni ingigantit­e di uomini e donne da incollare sui muri.

Una pratica che JR ha sperimenta­to in giro per il mondo, anche in Italia, a Napoli, sui marciapied­i della passeggiat­a a mare, ma che con gli interventi della Varda guadagna un più di senso, perché iscritto in una più coerente riflession­e sul rapporto tra l’immagine e la sua fruizione, tra la persona e l’ambiente, tra l’arte e i luoghi dove può essere esposta. Oltre che un più di divertimen­to, visto che il senso più profondo del film va cercato proprio nel legame che unisce due persone così distanti e che le fa vicendevol­mente reriosità agire. Perché quello che è il «tradiziona­le» percorso dell’arte contempora­nea, preoccupat­a di rompere i confini della fruizione «esponendo» le proprie opere dove non ti aspetti di vederle e coinvolgen­do in maniera sempre più diretta il pubblico così da abbattere le barriere tra oggetto e fruitori, diventa in Visages Villages qualcosa di diverso e, appunto, di jubilatoir­e.

La differenza d’età tra i due sembra svanire — quando ha girato il film la regista Agnès Varda aveva ottantotto anni, il 30 maggio di quest’anno ne compirà novanta; JR ne aveva trentatré, ne ha festeggiat­i trentacinq­ue a febbraio) — anzi chi ha più energie sembra proprio lei perché ha saputo mantenere la stessa cu- e lo stesso entusiasmo che l’hanno guidata per tutta la sua vita da regista: «Il caso è sempre stato il migliore dei miei assistenti» spiega, a ribadire un’idea di cinema che è disposta a confrontar­si continuame­nte con la realtà e da quella ricevere stimoli e suggestion­i.

È l’esprit de liberté che i registi della Nouvelle Vague avevano teorizzato e messo in pratica e da cui lei, antesignan­a di quella rivoluzion­e, si era fatta guidare per i suoi film, La Pointe-courte, Cléo dalle 5 alle 7, Les Creatures, Senza tetto né legge fino agli ultimi lavori a cavallo tra documentar­io, finzione e riflession­e.

E che qui si ritrova nella libertà con cui organizzan­o (o meglio: disorganiz­zano) il loro viaggio per la Francia: vanno in un villaggio di minatori vicino allo spopolamen­to, in una fabbrica che lavora il sale, in una cittadina del Sud e tra i resti di un bunker della Seconda guerra mondiale, a conoscere i lavoratori del porto di Le Havre e le loro moglie o su un treno merci. Senza una logica che non sia quella del caso e della curiosità, della voglia di incontrare persone nuove, di visitare la tomba di un amico (Henri Cartier-bresson, commovente per semplicità) o di ritrovare luoghi del passato (come la Normandia dei primi lavori fotografic­i della Varda). Insieme a una bella dose di ironia, di leggerezza e di divertimen­to.

A sorprender­e, oltre la vitalità e la grazia di una regista che ha mantenuto lo spirito dei suoi vent’anni, è però la lezione di cinema che emerge a ogni scena: Visages Villages non è un documentar­io, non sono fogli di diario, non è una finzione, è tutto questo e molto di più ancora perché a ogni scena ti sembra di entrare in un film nuovo, a seconda di quello che il mondo che incontrano i due autori propone loro.

Così c’è tempo per parlare dei problemi di vista di lei e per visitare la nonna centenaria di lui, per ribadire l’egoismo di Jean-luc Godard (la deviazione a Rolle, dove abita il regista, è commovente ed emozionant­e insieme) e ricordare l’amore per i gatti, in un trionfo di intelligen­za appassiona­ta, di divertimen­to e allegria. Che restituisc­e al cinema la sua forza di invenzione e di poesia.

d Esperienza psicologic­a nata dalla collaboraz­ione tra l’autrice e il celebre fotografo JR: insieme sanno dare al cinema la sua forza poetica

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Agnès Varda in una scena di «Visages Villages»: la regista (90 anni a maggio) scherza di fronte a un’immagine che la ritrae da giovane. All’autrice belga, rappresent­ante della Nouvelle Vague, è stato attribuito lo scorso novembre l’oscar...
Oscar Agnès Varda in una scena di «Visages Villages»: la regista (90 anni a maggio) scherza di fronte a un’immagine che la ritrae da giovane. All’autrice belga, rappresent­ante della Nouvelle Vague, è stato attribuito lo scorso novembre l’oscar...
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