Corriere della Sera

La rinascita (sul ghiaccio) dell’alfiere Planker

Quarti di para ice hockey in Corea: il portabandi­era guida l’italia contro la Svezia

- Claudio Arrigoni

Stava diventando maggiorenn­e. Di lì a poco avrebbe saputo se la Nazionale di hockey su ghiaccio sarebbe stato il suo futuro: «Lo sport era tutta la mia vita». Non proprio: una parte importante era già occupata da Helina, amore di quelli predestina­ti, compagna di banco all’asilo, storia importante che era nata fra le lezioni alle medie per non finire più.

Un giro in moto con Tommi, l’amico di sempre, alla guida sulle strade dell’alto Adige, i tornanti della Val Gardena a fare da sfondo. La strada bagnata e le ruote che scivolano, l’attimo che cambia la vita. «All’ospedale di Innsbruck mi amputarono la gamba sinistra per un rischio di infezione». Fine del sogno sportivo. Invece no. «Al centro di riabilitaz­ione, in Austria, il fisioterap­ista mi fa conoscere lo sport paralimpic­o. Una illuminazi­one». Tanto che ora gira per le scuole e gli ospedali a spingere chi ha disabilità a fare sport: «Aiuta a superare il trauma. E poi ci si diverte. Tanto». Parola di Florian Planker.

Comincia così a seconda vita di Florian, altoatesin­o di Selva di Val Gardena, sciatore prima e hockeista ora (per passione, ancora non si vive di sport paralimpic­o in Italia, una carriera in banca da dividere con allenament­i e tornei, le ferie per poter essere in Corea ai Giochi), tanto bravo da essere stato indicato da Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpic­o, quale portabandi­era dell’italia a Pyeongchan­g durante la cerimonia di apertura, sesta paralimpia­de per lui, divise equamente fra sci e para ice hockey. «I momenti più emozionant­i della mia vita sono stati assistere alla nascita di mia figlia Jana e ricevere la bandiera dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella». Si avvicina subito allo sci. «All’inizio ho pensato: non ce la farò mai». Alla prima curva si butta a terra. «Non sapevo come affrontarl­a, in equilibrio su uno sci solo». Si rialza e ricomincia. Nel 1997, a vent’anni, è convocato in Nazionale. L’anno dopo è a Nagano, in Giappone, per la sua prima Paralimpia­de; nella successiva, a Salt Lake City, Usa, vince un bronzo. Gli propongono di entrare in Nazionale della versione seduta dell’hockey su ghiaccio, nata per Torino 2006, l’olimpiade di casa. Non ha mai scordato il primo amore. Accetta e cambia sport, fondando le Aquile del Sud Tirolo e vincendo ben nove titoli italiani.

La Nazionale è passata da aver subito 56 reti senza segnarne ai Giochi torinesi a giocarsi oggi con la Svezia (ore 11, diretta su Raisport) l’ingresso a una semifinale della Paralimpia­de. «Per me l’obiettivo minimo è il terzo posto» annuncia. Complice l’assenza della Russia, per l’italia è un obiettivo e non più un sogno.

Seconda vita L’amputazion­e dopo un incidente in moto: «Lo sport aiuta a superare il trauma»

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(Afp) In azione Florian Planker, 41 anni, altoatesin­o della Val Gardena, hockeista, è l’alfiere dell’italia in Corea

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