Al Salone un freno alla fuga dal Diesel «Durerà ancora anni»
Tanti allarmi ma i costruttori continuano a investire
Non c’è supercar, concept o novità che tenga. Al Salone di Ginevra il vero protagonista è il Diesel. La propulsione a gasolio tiene banco nelle conferenze stampa, nelle parole degli esperti e nelle paure dei visitatori. Che si tratti di Europa o Stati Uniti, Asia o Sudamerica, sono tante le voci che lo vorrebbero spacciato. E molti si chiedono che fine farà. La prima battaglia di questa guerra senza quartiere è partita negli Stati Uniti nel 2015 con il Dieselgate. Poi, è cosa recente, sono arrivati i test su animali e umani. Così il gasolio viene additato come responsabile di tutti i mali.
Fa scalpore l’impegno della sindaca di Roma Virginia Raggi: al bando dal centro città le vetture private a gasolio entro il 2024. Come la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, che annuncia l’intenzione di bandire il Diesel entro il 2020. Sulla stessa lunghezza d’onda Londra e Barcellona. Fa il giro del mondo l’indiscrezione che Fca stia pensando di dare l’addio al gasolio entro il 2022. Mentre in Germania gli ambientalisti esultano per la sentenza di un tribunale che legittima Stoccarda e Düsseldorf a decidere in autonomia lo stop ai Diesel non Euro6.
In Europa circa la metà delle auto circolanti viaggia a gasolio, ma il trend è in discesa: erano il 55 per cento nel 2011, sono state il 44 l’anno scorso. Le turbolenze si riflettono sulle vendite: solo in febbraio il Diesel cala del 12 per cento in Francia, del 19 in Germania, del 24 nel Regno Unito. In Italia, unica eccezione, perde un solo punto.
Così, a Ginevra, le Case non possono fare a meno di confrontarsi con un tema scottante che rischia di scoppiargli in mano da un momento all’altro. Il presidente e Ceo di Mercedesbenz Italia Marcel Geurry invita alla calma. «Quello sul diesel è un discorso troppo emozionale, le persone sono spaventate, e nel prendere certe decisioni bisognerebbe attenersi ai fatti». La stella a tre punte è uno degli alfieri del gasolio e a Ginevra ha presentato una nuova evoluzione, un turbodiesel ibrido plug-in. Al propulsore a gasolio viene abbinato un motore elettrico che può percorrere fino a 50 chilometri a emissioni zero allo scarico, con la batteria che può essere ricaricata dalla colonnina o dalla presa di casa. «Le nuove diesel sono pulite, meglio del benzina», prosegue Guerry. «Nonostante l’ottimo lavoro che si sta conducendo su elettrico e ibrido, per i prossimi 15 anni ci sarà ancora bisogno del gasolio». Il problema piuttosto, stando al Ceo Mercedes, è il parco auto ancora vecchio. «Più che demonizzare tutte le vetture a gasolio bisognerebbe rinnovare quei 15 milioni di diesel Euro 3 ed Euro 4 che ancora circolano in Italia».
Sulla stessa linea anche il gruppo Volkswagen, protagonista del Dieselgate. «In un futuro non troppo lontano il diesel vedrà una ripresa perché gli automobilisti si renderanno conto che si tratta di motorizzazioni molto efficienti», dice da Ginevra l’amministratore delegato Matthias Müller. «Se si raggiunge la consapevolezza che i diesel moderni sono ecologici, non ci sarà nessun motivo per non scegliere questo tipo di alimentazione». Nel mentre, tuttavia, il gruppo di Wolfsburg investe anche nelle propulsioni alternative versando sul piatto 34 miliardi di euro in cinque anni per esplorare le possibilità dell’elettrico e della guida autonoma.
«Per sua natura il motore a gasolio ha un rendimento più alto del motore a benzina. È più efficiente, consuma meno combustibile e quindi emette meno CO2», afferma Angelo Onorati, ordinario di Internal Combustion Engines al Politecnico di Milano, «Le nuove tecnologie hanno ridotto parecchio le emissioni nocive».
Il Diesel per i marchi automobilistici ha un alto valore strategico: visto che producono meno CO2 dei motori benzina, le vetture a gasolio servono per rispettare i limiti imposti alle Case sulle emissioni di questo inquinante. Per contro però il gasolio produce più monossido di azoto dei benzina e il particolato. «Nel caso degli Euro 6 si parla comunque di numeri molto bassi», dichiara il professore, che li definisce dei «motori puliti», incomparabili a quelli di dieci o quindici anni fa.
La guerra al gasolio insomma non avrebbe fondamento. «Le rilevazioni fatte sul territorio evidenziano che il particolato deriva non solo dai trasporti, ma anche dal riscaldamento degli edifici e dall’industria — spiega il professore —, credo che il diesel venga bersagliato perché è più semplice da colpire e limitare».
I guidatori comunque possono dormire sonni tranquilli. Le voci che annunciano un’imminente fine del gasolio sembrano prive di fondamento. «Per certe applicazioni il motore diesel è difficilmente sostituibile», afferma Onorati. «Magari verrà ridotta la sua presenza in certi settori, come nel caso delle auto più piccole, ma non credo proprio che sparirà».
Le colpe «Il particolato deriva non solo dai motori dei trasporti, ma anche dal riscaldamento degli edifici e dall’industria»
d Non si deve eliminare il diesel ma rinnovare gli Euro 3 ed Euro 4 (Marcel Guerry)
d Presto i guidatori capiranno che si tratta di motori efficienti (Matthias Müller)