Il rebus Italia: 5 diagnosi per 5 direttori
Anche Tempo di Libri ha avuto le sue cinque giornate da ricordare. «Milano ha risposto, Milano ha apprezzato», il commento di Ricardo Franco Levi, presidente dell’aie (Associazione italiana editori) alla chiusura, ieri, della seconda edizione della rassegna.
Tra gli appuntamenti conclusivi il dibattito, trasmesso in diretta streaming da Corriere tv, tra i direttori dei cinque maggiori quotidiani italiani: Luciano Fontana del «Corriere della Sera», Mario Calabresi de «la Repubblica», Maurizio Molinari de «La Stampa», Guido Gentili del «Sole 24 Ore» e Virman Cusenza del «Messaggero». Tema: «L’italia del dopo elezioni». Fontana parla di «specificità italiana» e non vede analogie con quello che è accaduto nel resto d’europa. Sottolinea anche la naturale diversità tra Cinque Stelle e Lega uniti solo «dal sentimento di protesta». Quasi impensabile un’alleanza di governo. Il direttore del «Corriere» è critico verso la sinistra: «Ha più bisogno di uno psicanalista che di un politologo. Basti pensare alla scissione di Leu: chi l’ha capita? Il motivo vero era che non sopportavano Renzi». Per Calabresi: «Oggi abbiamo due Italie. Manca il federatore per tenerle insieme. Il Pd mai così male, ma anche mai così importante. Anche se consiglio ai dem di stare fuori dai giochi. Prendere aria farebbe un gran bene al partito».
Molinari non ha dubbi su come se ne esca: «Bisogna agire in fretta. La spallata è figlia dell’insoddisfazione economica. Urgono risposte politiche immediate. Il Paese non capirebbe l’ennesimo balletto esoterico litigando su formule astruse». Gentili avvisa: «I mercati non concederanno all’italia tempi lunghi. Non possiamo contare sulla loro indifferenza. Il calendario istituzionale potrebbe aiutare. Tra una settimana si vota per eleggere i presidenti di Camera e Senato: l’occasione giusta per testare possibili convergenze e alleanze anche in chiave di futuro governo». Cusenza punta il dito sull’atavico disinteresse della classe politica per il Mezzogiorno. «Il successo dei Cinque Stelle al Sud si spiega proprio in questa chiave. Hanno occupato degli spazi lasciati liberi dagli altri. Eppure basterebbero anche segnali facili da realizzare per dimostrare interesse: perché non convocare un Consiglio dei ministri a Napoli o Reggio Calabria?». Fontana prevede tempi non brevi per superare lo stallo: «Il presidente Mattarella deve lasciar depositare la polvere di euforia di chi crede di avere vinto. Passata la bolla si potrà procedere. Non credo che il Quirinale affiderà incarichi al buio. Cosa può accadere? Anche che si torni a votare presto. In ogni caso questa legislatura durerà poco. Forse prima ci sarà un governo neutro. Giusto per approvare misure di natura economica. L’errore di Renzi? Aver trascurato i temi del lavoro per puntare sulle riforme. La gente non ha capito».
E adesso cosa succederà? «È necessario che i presunti vincitori facciano un passo indietro. E si rendano conto che da soli non possono governare. L’unica strada per sbloccare la situazione». Cusenza invita a «non dare già per morto Berlusconi». E per superare la crisi propone di mettere mano al «sistema elettorale». Silenzio quasi inevitabile sulla domanda che gli italiani si fanno: a chi affidare l’incarico del nuovo governo?